Octo Telematics: digital transformation a base IoT, dall’Insurance alla Smart Mobility, dall’Industria 4.0 alla Smart Agriculture

Dati, analisi in real-time e tantissima attenzione alle competenze: Umberto Callegari, Group Vice President Digital di Octo Telematics, ci racconta la sfida di Octo U e della trasformazione digitale nei settori che cambieranno la nostra vita sociale professionale

Pubblicato il 10 Gen 2017

Group Vice President Digital Octo Telematics

Umberto Callegari, Digital Executive

Si può dire che la prima rivoluzione Internet of Things in Italia ha un nome e cognome: Octo Telematics. Quando l’Internet delle cose non era ancora l’IoT e soprattutto non era quel fenomeno che conosciamo oggi come vero motore della digital transformation, è stata proprio l’italiana Octo Telematics che ha iniziato, avviato e concretizzato quella che al momento è la trasformazione digitale più ampia profonda in tutti i settori di business e che ha cambiato il mondo delle assicurazioni.

L’Internet delle cose è entrata nel cofano delle nostre auto inizialmente con la seduzione dello sconto. Ci ha accompagnato nei nostri viaggi, nella nostra quotidianità e non abbiamo esitato ad affidare la nostra storia di guida a quelle apparecchiature che, forse all’inizio in un modo un po’ misterioso, e poi con sempre maggiore consapevolezza, ci hanno seguito nei nostri spostamenti e sono diventati i testimoni silenziosi della nostra esperienza di guida. Ci siamo accorti dell’IoT nel momento in cui si arrivava al rinnovo della polizza o, in occasione di qualche problema e ci siamo resi conto di quanto fossero preziosi i dati che arrivavano da quell’apparato. Questa prima forma e applicazione di Internet of Things ha portato avanti la sua rivoluzione silenziosamente e nel giro di 10 anni ha contribuito a cambiare il volto di un mercato. Dall’idea e dalla implementazione di Octo Telematics si deve una delle prime e delle più radicali digital transformation a base IoT. E oggi, a più di 14 anni dal lancio, il valore e la profondità di quella esperienza, è testimoniato dal fatto che il 60% dello stesso business attribuibile all’Internet delle cose arriva, direttamente o indirettamente, dal mondo delle assicurazioni e rappresenta una delle basi della rivoluzione ormai prossima del mondo automotive.

Il valore dei dati

Ma a oggi la sfida non è più solo nella tecnologia, ma nasce soprattutto dalla capacità di lettura, di analisi e comprensione dei dati e dalla expertise nell’ideare e generare servizi a valore aggiunto per gli utenti sulla base del valore dei dati stessi. Octo Telematics ha deciso di affrontare questa sfida facendo leva ancora una volta sulla capacità di innovazione con un progetto e un servizio, Octo U, che unisce l’expertise Octo Telematics nel mondo dell’automotive unita alla capacità di analisi della componente comportamentale. E proprio sul grande tema del valore dei dati per la digital transformation Internet4Things si è confrontata con Umberto Callegari, Group Vice President Digital di Octo Telematics.
«La tecnologia oggi è quasi una commodity – osserva -, il vero valore per una impresa come Octo Telematics è “nel volume e nella qualità di dati raccolti ed analizzati in questi oltre 14 anni e nell’expertise che permette di cambiare le logiche di un settore strategico come il transportation e che permettono di sviluppare nuove opportunità nel travel e nella Smart Mobility. Il vero grande vantaggio competitivo oggi non è più solo nella tecnologia, ma arriva dalla capacità di analisi e di tracking».

IoT e analytics

«Sono entrato in Octo Telematics 4 anni fa – racconta Callegari – con l’obiettivo di lavorare sulle tematiche del digitale in chiave di analytics del patrimonio di dati che arriva dai servizi di Octo Telematics.  Quando sono arrivato ancora non si parlava di IoT – prosegue -, ma il tema che emergeva era quello di dare intelligenza ai componenti di intelligence di cui dispone Octo Telematics, al di là della specifica necessità per cui sono stati installati o attivati all’interno delle auto per il mondo Insurance. Grazie a questo lavoro si è potuto valutare quale tipo di servizi e quale tipo di impatto si poteva avviare in una prospettiva B2B2C dove il rapporto con il consumatore non era solo finalizzato alla gestione dell’analisi comportamentale per “finalità” assicurative, ma doveva prevedere la creazione di nuovi servizi che partono dalla conoscenza e che rappresentano un servizio direttamente utilizzabile dai consumatori». E arriviamo esattamente al cuore della trasformazione digitale: conoscenza che abilità l’impresa a reinventare sé stessa puntando sulla conoscenza “totale” dei propri servizi, dei propri clienti, del loro comportamento ed è proiettata nello sviluppo di “prototipi di nuovi servizi” che questa conoscenza permette di ideare e di attuare.

L’innovazione come opportunità e come “obbligo”

Il radicale passaggio al digitale per una azienda come Octo Telematics, che già di suo aveva come parametro di riferimento la conoscenza, diventa uno straordinario abilitatore, ma – come osserva Callegari – è anche al tempo stesso un obbligo: «Con il modello della Legge di Moore che aumenta la capacità computazionale ogni 18 mesi e parimenti ne diminuisce il costo, non è più ammesso fermarsi e la conquista della competitività passa inevitabilmente dalla identificazione dei fattori che possono generare valore. Uno dei principali veicoli è oggi rappresentato dall’IoT e dall’associazione tra il grande patrimonio di dati e di conoscenza inteso come asset strategico di Octo Telematics, dalla capacità di lavorare su questi dati e di parametrarli in tempo reale con quelli che il nuovo “abbigliamento” tecnologico degli utenti è in grado di generare. Tutto questo ha creato le premesse per la realizzazione di Octo U, la nuova App e il nuovo servizio di Octo Telematics che apre un nuovo paradigma nei servizi nell’ambito dell’automotive e della Smart Mobility in generale. Octo U punta a diventare la più grande community dedicata alla mobilità al mondo. E’ una app che sa dove sei, sa quando guidi e quanto guidi, ma sa anche quando non guidi e conosce il tuo stile nell’uso della vettura, è una app in grado di mettere in relazione questi dati con il traffico nel quale quotidianamente sei obbligato a tuffarti e nel momento in cui unisce i dati dei wearable può intrecciare informazioni sul comportamento fisico, sullo stato di affaticamento e può stabilire una relazione tra questi dati e la guida, con lo specifico delle attività legate alla mobilità automobilistica, ed è poi nella condizione di sviluppare delle forme di ranking legate ai comportamenti.
Nasce da questa prospettiva una visione più attenta al comportamento di guida e una evoluzione digitale dei servizi di mobilità più attenta al merito. Tutti possono accedere a nuovi servizi e tutti possono ottenere vantaggi in funzione della qualità del loro comportamento. La rivoluzione digitale per certi aspetti è anche una forma di maggiore democrazia. Lo sviluppo di un atteggiamento più analitico nei confronti del comportamento di guida è una delle premesse di sviluppo per una vera Smart Mobility. Perché senza dei KPI oggettivi, senza un ranking chiaro è molto difficile stabilire e attuare una strategia di mobilità realmente innovativa.

Fare tutto in mobilità

Callegari invita a ragionare sul contesto in cui si colloca la mobilità attuale e i punti di riferimento di quella dei prossimi anni e prende l’esempio di Wechat osservando che questa piattaforma permette oggi di fare tutto in mobilità, con la massima semplicità, dalla chat alle conversazioni, dai pagamenti digitali alle mappe. Il grande tema è dunque prima di tutto quello dell’usabilità e dell’accessibilità che va poi agganciato a quello della raccolta dei dati e dell’analisi degli stessi dati. «L’utente non deve preoccuparsi della tecnologia, non deve nemmeno preoccuparsi della gestione dei dati, l’utente deve concentrarsi sulla propria esperienza, nel caso specifico della propria esperienza di viaggio, di guida, di movimento. Octo U ha questo doppio presupposto, massima facilità d’uso e massima qualità dei dati».

Il ruolo strategico dello smartphone

L’altro grande elemento che sta alla base di questa visione è la presenza, nella nostra esperienza di vita quotidiana di uno smartphone e del Mobile in generale che ci accompagna sempre e ovunque ed è una fonte unica per la raccolta e per l’accesso ai dati, ma anche per attivare i servizi di cui abbiamo bisogno. Ora, grazie alla crescente capacità di calcolo, lo smartphone può diventare, nella visione proposta da Callegari, una sorta di Hub con capacità elaborativa autonoma e centrale rispetto alle fonti di intelligenza che quotidianamente ci circondano e ci forniscono stimoli o elementi di calcolo. «Lo smartphone – osserva – può diventare una sorta di Edge Computing personale». Se l’IoT è poi per sua natura pervasivo e nella nostra mobilità ci permette di relazionarci con l’ambiente che ci circonda in modo sempre più intelligente, è solo elaborando l’intelligenza che arriva dalle cose che ci circondano che possiamo agire e modificare la qualità della nostra mobilità come la posizione, la sicurezza, i suggerimenti, gli avvertimenti. Ciascuna informazione territoriale ci riconfigura nei confronti dell’ambiente nel quale ci troviamo e lo fa attraverso una prima elaborazione in tempo reale dei dati immediatamente disponibili che, come risulta evidente, cambiano in funzione della nostra mobilità, sia nel senso di spostamento fisico, sia nel senso di spostamento in termini di esigenze, di gusti, di necessità che si relazionano con gli stimoli che arrivano dall’ambiente circostante.

«La rivoluzione digitale – spiega Callegari – ha le sue fondamenta nella mobilità e nell’IoT e nei vari ambiti applicativi. Davanti alla convergenza di questi due fenomeni – prosegue – abbiamo la necessità di un doppio livello di gestione: sul front-end e sul back-end. A livello di front-end ci sono le app che abilitano l’accesso ai servizi e gestiscono in modo sempre più semplice, la possibilità di mettere in relazione i nostri dati con quelli del contesto per definire, ad esempio, dei ranking e permetterci di capire come ci posizioniamo rispetto a tutto il contesto nel quale ci troviamo a operare o a vivere le nostre esperienze. Il servizio mobile di Octo U va a coprire a tutti gli effetti anche tutto il secondo livello. Lo Smartphone – spiega – diventa un aggregatore intelligente del sistema IoT personale, sia dell’Internet of Things che ci veste e ci accompagna, come possono essere i wearable o gli apparati portatori di intelligenza che stanno nelle nostre borse, sia dell’Internet of Things che sta nei mezzi che frequentiamo come la nostra auto, le nostre moto o, ancora l’IoT delle nostre abitazioni che comunica con noi sia quando siamo in casa sia quando ci allontaniamo. E poi c’è l’IoT che non rientra nella nostra “proprietà”, come quello dei mezzi pubblici, ma con cui ci regoliamo quotidianamente ed è un elemento sempre più centrale della mobilità del futuro. Da qui – prosegue – la necessità di “spostare” sui nostri smartphone, sempre più potenti e sempre con noi, un primo livello strategico di capacità elaborativa e gestionale, per farne appunto una sorta di Edge Computing personale che parte dall’analisi dei dati comportamentali in real-time ed è in grado di ridurre la complessità delle nostre scelte permettendoci di disporre delle informazioni e dei servizi che servono, nel minor tempo possibile e nel modo più intuitivo possibile».

Questa visione assegna un nuovo ruolo allo smartphone, ne conferma e rafforza la centralità nella nostra esperienza personale e professionale e lo ripropone in una modalità che abilita ciascuno di noi a diventare il nodo di una vera e propria rete. Ma la riflessione di Callegari guarda oltre: «Ogni ciclo di IT – aggiunge – ha moltiplicato almeno per 10 il volume del parco installato. Oggi il ciclo che è stato avviato con l’Internet of Things proietta dei numeri che sono molto più imponenti rispetto all’evoluzione che era arrivata con l’avvento del Mobile e per questi dati è necessaria una nuova strategia in grado di avvicinare i dati e la loro elaborazione alle persone, per semplificarne l’accesso e l’utilizzo.

L’IoT ha poi acceso nuove prospettive di sviluppo al mondo produttivo consentendo, grazie al digitale, una reale integrazione tra tutti i componenti della catena del valore in tantissimi settori, potenzialmente in tutti. In questa partita Octo Telematics conta sul grande vantaggio di essere stata tra i primi a fare dell’integrazione a livello di IoT, quando, appunto l’intelligenza negli apparati non si chiamava ancora Internet of Things. Un bell’esempio arriva da InPulse, la soluzione telematica integrata per la gestione dei veicoli Off-Highway nata dalla collaborazione tra Octo Telematics, AMA e Ste Industries. InPulse è un servizio pensato per il mondo delle imprese, per l’agricoltura, per tutte le realtà che operano in modalità Off-Highway come reale supporto alla mobilità per la Smart Agriculture ad esempio, ma anche per il mondo dell’edilizia, per la logistica e per l’Industria 4.0. InPulse si rivolge a gestori o proprietari di flotte di autoveicoli commerciali, a OEM e alle compagnie di assicurazione per aumentare la conoscenza e il controllo dei propri mezzi e per disporre di dati e di analisi in grado di garantire una maggiore sicurezza e maggiore efficienza generale. InPulse è basato su un apparato denominato GreenBox nato dalla collaborazione con AMA, azienda produttrice di componenti per veicoli Off-Highway e con Ste Industries, che ha portato nel progetto le proprie competenze nello sviluppo di soluzioni wireless per la trasmissione di dati ad alta efficienza energetica. Con InPulse Octo Telematics è in grado di raccogliere e gestire una quantità di dati estremamente elevata, per permettere alle aziende di prendere decisioni in modo consapevole e sicuro, per migliorare il “total cost of ownership” e per avere un monitoraggio costante delle performance dei propri mezzi in situazioni Off-Highway.

Un’altra frontiera destinata a cambiare completamente le logiche di gestione dell’ambiente, del territorio, della sicurezza e, ancora, della Smart Agriculture è rappresentata dalla diffusione e dall’utilizzo dei droni. Anche in quest’ambito il patrimonio delle competenze di Octo Telematics in termini di dati e di capacità di analisi si può tradurre in business. Perché questo valore possa esprimersi anche dal punto di vista commerciale è necessario incoraggiare e favorire lo sviluppo e la diffusione di soluzioni e competenze sul territorio in grado di utilizzare e gestire droni in vari contesti. Da qui l’impegno di Octo Telematics in una importante iniziativa con Croce rossa italiana che ha permesso di dare vita a Bologna a un centro per la formazione di piloti di eliambulanze e di droni destinati alla gestione delle emergenze.  Si tratta dell’Emergency Simulation Training Academy ‘Luigi Gusmeroli’, una struttura di addestramento che pone le proprie basi sull’utilizzo di tecniche di simulazione anche per la formazione di piloti della flotta di droni che la Croce Rossa Italia usa per sopralluoghi in situazioni di emergenza come terremoti, incidenti in gallerie o disastri chimico-ambientali. Octo Telematics, che ha supportato il progetto, ha avviato con CRI un’intesa per attività di ricerca e sviluppo applicata ai droni che ha anche lo scopo di migliorare la piattaforma di Octo Telematics. Le apparecchiature saranno infatti sperimentate a bordo dei droni della flotta in servizio con la CRI, mentre il centro di formazione dell’Unità operativa Sapr (Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto) è orientato all’istruzione di piloti di vari modelli di droni con il supporto di un simulatore di volo controllato da un istruttore, che si trova nella condizione di gestire anche la simulazione di una torre di controllo e di variare le condizioni della missione simulata. Un altro importante elemento anche questo di generazione di dati, di specializzazione e di sviluppo di competenze, questa volta “dall’alto”, nella gestione del territorio.

L’IoT e gli analystics ridisegnano la mobilità del futuro

Droni, Off-Highway, Smart Mobility sono tutti tasselli di una strategia che ha lo scopo di fornire gli strumenti per gestire e favorire una delle più grandi trasformazioni digitali, ormai alle porte, che ci porterà a cambiare il concetto stesso di mobilità. «Siamo vicinissimi all’arrivo delle driveless car – osserva Callegari – è tutto pronto, la tecnologia c’è, le soluzioni legate all’usabilità ci sono, manca, ovviamente in tante situazioni, il contesto ambientale adatto, il mindset e una governance condivisa. E forse proprio sul tema delle driveless car e sull’evoluzione della mobilità si avverte il segno della differenza tra la cultura Occidentale e quello di quei paesi dell’Asia-Pacific più sbilanciati verso l’innovazione come possono essere ad esempio Singapore e Honk Kong. In questi paesi si è diffuso un mindset con una marcata propensione all’innovazione. L’Occidente vive ancora in una sorta di ossessione da “Grande Fratello”, c’è la tendenza a limitare lo sviluppo della tecnologia e a esercitare sempre e comunque un forte controllo che pone dei freni alla diffusione. Nella cultura Occidentale si accetta l’errore umano, mentre si esercita una forma di intolleranza nei confronti dell’errore “dell’algoritmo”. Anche laddove la possibilità di errore di un algoritmo è molto più bassa rispetto a quella di un umano (sulla stessa attività). Nella cultura Orientale la possibilità di errore dell’algoritmo non ne limita la diffusione e questa cultura ha favorito e accelerato la diffusione di sperimentazioni nell’ambito della mobilità ad esempio, piuttosto che in altri settori.

Callegari invita poi a osservare i fenomeni di innovazione che si sviluppano nell’Asia-Pacific per un’altra ragione sociodemografica che è destinata ad avere un impatto fortissimo nello sviluppo dell’innovazione sociale. «In quest’area del pianeta – osserva – non si assiste alla stessa polarizzazione che caratterizza invece l’occidente dove cresce una fascia di popolazione molto ricca e aumenta nello stesso tempo il numero di coloro che hanno minori possibilità e che vivono in condizioni di digital-divide. In Asia Pacific sta crescendo soprattutto una ampia classe media, vale a dire della classe che spende e investe per le tecnologie.

Le esperienze di quest’area del mondo – conclude – possono rappresentare per noi Occidentali una sorta di laboratorio non solo sull’innovazione digitale ma sulla vera trasformazione digitale ovvero anche sulle implicazioni sociali che possono favorire o rallentare la trasformazione digitale.

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