I droni, IoT e realtà virtuale in Islanda per prevenire i terremoti

Un gruppo di ricerca italo-inglese ha testato in Islanda un nuovo metodo per lo studio del rischio sismico attraverso l’utilizzo di UAV (Unmanned Aerial Vehicle), apparati in terra e applicazioni di realtà virtuale

Pubblicato il 25 Ago 2016

Immagine fornita da Shutterstock

Immagine fornita da Shutterstock

Cosa può fare il digitale per ridurre i rischi legati a eventi drammatici come i terremoti? La realtà ci riporta purtroppo a confrontarci con le terribili conseguenze legate al rischio sismico e con la fatale domanda su che cosa si può e si deve fare per limitare i danni di questi terribili avvenimenti o per prevenirli e, nei limiti del possibile, gestirli.

L’innovazione digitale certamente può essere di grande aiuto e in questo senso vale la pena ricordare l’esperienza avviata già nel 2014 di un gruppo di ricerca italo-inglese coordinato dal professore associato di geologia strutturale nel Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio e di Scienze della Terra dell’Università di Milano-Bicocca Alessandro Tibaldi che in una zona a forte rischio sismico dell’Islanda aveva testato un nuovo metodo per lo studio del rischio collegato ai terremoti. Il grande tema di questo esperimento riguarda la “precisione” delle informazioni legate alla prevenzione e l’obiettivo è stato proprio quello di realizzare delle riprese aeree di altissimo dettaglio con Unmanned Aerial Veicle per poi disporre di una rappresentazione dei dati con tecniche di realtà virtuale. Questo esperimento ha permesso di studiare le strutture geologiche in grado di produrre futuri terremoti con una precisione prima impraticabile.

La lettura del territorio

Il drone viene dotato di un sistema GPS di navigazione satellitare e di una serie di strumenti di ripresa ad alta risoluzione a diversa lunghezza d’onda (fotocamere “standard” e fotocamere termiche per gli infrarossi). Il drone naturalmente viene viene programmato e pilotato da terra per sorvolare a bassa quota la zona oggetto dell’indagine.
Le videoriprese ad alta definizione consentono di ricostruire con un dettaglio dell’ordine dei centimetri la topografia delle aree più significative di un territorio con un dettaglio delle strutture geologiche che le caratterizzano.  Nello specifico di questo esperimento l’area oggetto dell’indagine era estesa ad alcuni chilometri quadrati all’interno di una zona di studio totale di circa 30 km2. Le immagini riprese sono state composte in un fotomosaico e grazie a soluzioni di virtual reality è stato creato un modello tridimensionale del terreno, che permette ai ricercatori di muoversi in modo virtuale per studiare tutta la complessità morfologica, seguendo ad esempio le fratture e le faglie create dai terremoti più recenti.

La mappatura delle aree a rischio

Bottone IoT white paper

Attraverso questo metodo è possibile coniugare un altissimo dettaglio con una visione sinottica dall’alto, migliorando così la mappatura delle strutture a rischio sismico, fondamentale per una migliore comprensione di questi fenomeni. Il drone è poi ella condizione di riprendere anche le pareti rocciose verticali, fornendo dunque informazioni anche la dove i rilievi da satellite non sono praticabili.

In una nota pubblicata a suo tempo sul sito dell’Università il professor Alessandro Tibaldi osserva che per comprendere a fondo il rischio sismico di un territorio è necessario ricostruire gli eventi che lo hanno interessato in un passato preistorico e storico, proprio per poter ipotizzare e scoprire le specifiche aree che potrebbero venire colpite in futuro e valutare le dimensioni e la pericolosità dei terremoti attesi. Secondo il docente i droni presentano anche il vantaggio dell’accessibilità in termini di costi, mentre ricerche analoghe su aerei o elicotteri comportano spese decisamente superiori.

L’utilizzo di Unmanned Aerial Vehicle unitamente a questo metodo è particolarmente indicato nei Paesi in via di sviluppo, dove a una grande pressione demografica in aree soggette a rischi geologici si accompagna alla difficoltà nel reperire finanziamenti per studi di prevenzione.

Immagine fornita da Shutterstock

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 4