Industria 4.0

Una piattaforma IoT per spingere innovazione sostenibilità e sicurezza nel manifatturiero

A colloquio con Gabriele Montelisciani, co-fondatore e CEO di Zerynth, società pisana che ha fatto dell’Industrial IoT e del valore della piattaforma IoT il proprio core business. Obiettivo: aiutare aziende manifatturiere e system integrator a trarre valore dai dati e aprirsi la strada verso efficientamento di prodotti e processi e risparmio energetico

Pubblicato il 25 Feb 2022

Gabriele-Montelisciani Zerynth

È arrivato – finalmente potremmo dire – il momento in cui le promesse dell’IoT stanno diventando realtà.
Il momento in cui la curiosità si sposta – finalmente potremmo dire ancora – dal numero dei sensori installati all’utilizzo che di questi sensori effettivamente si fa.
Ed è qui, in questo scenario, che entrano in gioco realtà come Zerynth, che sull’IoT ha costruito il proprio core business, con un focus specifico sul tema della piattaforma.
“Zerynth – ci racconta Gabriele Montelisciani, co-fondatore e CEO della società – è di fatto una piattaforma IoT che si focalizza su macchinari e asset industriali, principalmente nel mondo manifatturiero, dunque nella produzione di beni in un contesto industriale, ma anche nei settori dell’agricoltura, della  produzione di energia o ancora della gestione dei rifiuti”.
E sul ruolo che Zerynth ha e vuole avere in questi mondi, il pensiero di Montelisciani è chiaro: “Noi esistiamo perché c’è una forte necessità di usufruire di informazioni che permettono di ottimizzare l’utilizzo di un asset industriale. E per farlo servono macchine digitalizzate e sistemi connessi”.

Chi è Zerynth e come nasce la sua piattaforma

Zerynth è una realtà che nasce in un contesto universitario, quello dell’Università di Pisa e con un team eterogeneo di ingegneri gestionali, informatici, ingegneri dell’automazione.
“Stavamo lavorando a un progetto nel quale ci si chiedeva di portare automaticamente i risultati di test realizzati su macchinari industriali direttamente verso gli uffici dedicati alla Ricerca e Sviluppo che avevano necessità di monitorare i dati. Ci siamo resi conto che non era cosa semplice. Lavoravamo su macchine con un valore importante e con una vita è già lunga alle spalle: non erano pronte per essere facilmente connesse”.
Di fronte a questo problema, i soci fondatori di Zerynth hanno pensato di realizzare una piattaforma che permettesse di “rendere connesse le macchine, di aprire le porte dell’intelligenza a macchine utilizzate nel mondo industriale”.
Una scelta di necessità, che Montelisciani sottolinea nata inizialmente per “facilitarsi la vita”.
“Poi ci siamo resi conto che questa soluzione poteva essere utile anche agli altri e da lì è nato il nostro percorso”.
Un percorso che dunque ha portato Zerynth a mettere a punto una piattaforma che consente di raccogliere dati e connettere macchine, indipendentemente dalle loro caratteristiche e dalla loro “anzianità di servizio”.

Una piattaforma di Industrial IoT che consente di trarre valore anche da macchine non digitali

“Noi permettiamo sia a chi ha un macchinario moderno sia a chi ha un tornio degli anni ‘70 di comunicare con estrema semplicità e facilità di integrazione verso il mondo delle piattaforme dati. È un traguardo che abbiamo raggiunto con un importante sforzo di tecnologia e di esperienza sul campo e rendiamo questa piattaforma disponibile a qualsiasi System Integrator o produttore di macchine che abbia un parco macchine installato sul campo sul quale non può aggiungere valore né può ottimizzare la vita utile semplicemente perché si tratta di macchine non digitali e non connesse”.
La value proposition è chiara: “È difficile convincere l’amministratore delegato di una piccola media impresa a sostituire una pressa a iniezione che costa magari 5 milioni di euro per aprirla alle logiche dell’Industria 4.0. Noi proponiamo un approccio diverso, un processo che parte dal basso: connettiamo la pressa e ci costruiamo il valore aggiunto”.
Zerynth si definisce in modo netto “Piattaforma di Industrial IoT” e si colloca con una certa equidistanza sia rispetto a chi approccia il tema della connessione e dello scambio di dati dal punto di vista dell’automazione industriale, sia rispetto a chi lo affronta partendo dall’IT.
“Noi andiamo a indirizzare quel mondo di imprese che hanno macchinari con in media 20 anni di vita. Pensiamo ad esempio al mondo della Meccanica nei distretti dell’Automotive: è costellato da piccole e medie imprese che hanno torni, frese, macchine che hanno 20, 30, 40 anni di vita e che continuano a fare il loro servizio nel modo corretto, ma che non hanno nulla di digitale a bordo. Dunque, l’IoT nel mondo nel mondo industriale è la chiave rendere digitale un mondo analogico, con un device dotato di intelligenza e di software”.
Per meglio descrivere l’approccio che Zerynth ha al tema della digitalizzazione nel mondo industriale, Montelisciani fa un’analogia con il mondo automotive: “Quando le compagnie assicurative ci propongono un risparmio sul premio in cambio di un monitoraggio continuo sulla macchina, non installano un’antenna sulla centralina, bensì un device aggiuntivo che non ha possibilità di poter agire in modo attivo sulla macchina. Questa è la stessa filosofia che portiamo nel mondo industriale”.

Zerynth, un po’ di storia

Fondata nel 2015, oggi Zerynth ha chiuso l’esercizio con un volume di affari attorno al milione di euro, più che raddoppiato rispetto allo scorso anno. “Il nostro obiettivo è proseguire con un ulteriore raddoppio nel 2022. Nel 2020 abbiamo ricevuto un importante investimento da parte di un fondo di venture capital, Vertis, che ha investito 2 milioni di euro nel nostro capitale, per spingere la commercializzazione del sistema e la standardizzazione della piattaforma”.
Si parla di crescite in raddoppio anche dal punto di vista delle persone: oggi Zerynth è una realtà da 35 persone, rispetto alle 15 che erano in azienda prima dell’investimento da parte del venture capital, e lavora con un parco di un centinaio di clienti.
Quanto alle prospettive di crescita, Montelisciani è consapevole che la fase di scale up può avvenire solo in due direzioni: “O cresciamo, magari anche con una IPO, verso una dimensione aziendale più consona rispetto alle necessità delle imprese che guardano alla nostra soluzione come a una vera e propria spina dorsale digitale del dell’impianto produttivo, oppure l’altra via è quella di trovare un partner industriale”.

Nel target le imprese di produzione e i system integrator

Quanto agli interlocutori indirizzati, “Lavoriamo con due macro-categorie di clienti: utilizzatori di macchine e produttori / integratori. L’aspetto interessante è che sono mondi che spesso poi si incrociano: entriamo in un’azienda che fa produzione e poi iniziamo a dialogare anche con i produttori delle macchine presenti all’interno dell’azienda stessa”.
È uno scenario dinamico, quello in cui si muove oggi Zerynth: “La mia sensazione è che gli ultimi anni, forse anche in relazione alla pandemia, si sia percepita meglio la necessità di svecchiare i progetti e iniziare a ottimizzare le dinamiche produttive, per poter rimanere sul mercato. Questo l’abbiamo visto proprio con i nostri clienti. Facendo una analisi sui progetti dello scorso anno, abbiamo una percentuale davvero bassa di clienti che abbiamo acquisito con l’unico fine di portare a iperammortamento il macchinario. Per altro, sono casi non virtuosi: se i progetti nascono da questo tipo di esigenza, poi si fermano. Significativo è invece il fatto che la percentuale più alta di clienti che abbiamo sono arrivati a noi indipendentemente dall’iperammortamento. Sono arrivati sulla spinta di due tipi di esigenze: da un lato un efficientamento del processo produttivo, dall’altro il controllo dei consumi energetici dell’impianto. Questi sono stati di gran lunga i bisogni e le necessità espressi, sui quali se ne innesca un terzo, legato alle agevolazioni fiscali. E per fortuna per molti dei nostri clienti non c’è il credito di imposta fine a sé stesso, ma è l’occasione per portare il digitale nei loro processi con obiettivi di ottimizzazione e miglioramento”.

Intelligenza dal processo al prodotto

Ma c’è un ulteriore passaggio, cruciale, sul quale Montelisciani si sofferma: aziende che partono con l’intenzione di portare il digitale nei loro processi e poi lo portano anche nei loro prodotti. E cita ad esempio un importante brand nel settore dei bagni chimici, Armal, che ha iniziato ottimizzando tutto il processo produttivo utilizzando la tecnologia Zerynth su presse vecchie di 20 anni, con un importante lavoro di revamping per poterle connettere e ora si sta muovendo verso nuovi obiettivi. “Ora sta integrando la nostra tecnologia IoT all’interno di una gamma di bagni di bagni chimici per il monitoraggio degli apparati critici, come pompe o sistemi elettrici. È un percorso virtuoso di cultura che si è sviluppato all’interno dell’azienda”.

Tra PNRR e Piano Transizione 4.0: focus su ottimizzazione e sostenibilità

Per quanto riguarda le opportunità attuali nel nostro Paese, PNRR incluso, interessante è naturalmente tutto quanto ruota intorno al Piano Transizione 4.0, soprattutto perché le agevolazioni non riguardano solo l’acquisto della macchina nuova, “ma anche la tecnologia IoT, considerata come tecnologia specifica per il 4.0. Una tecnologia che viene agevolata fortemente, al fine di portarla all’interno dei processi”.
Ma non basta.
“Tutto questo si aggancia a un altro aspetto centrale in tutto il PNRR: la sostenibilità. Efficientare dal punto di vista energetico e digitalizzare macchine già presenti in azienda significa lavorare sull’ottimizzazione delle risorse, non solo energetiche. Significa non dover acquistare un asset nuovo, ma portare a connessione un asset già presente”.

Attenzione alla sicurezza

C’è un ulteriore ambito sul quale Zerynth sta lavorando e guarda al mondo Safety.
In questo caso Zerynth ha lavorato con una realtà del distretto del Marmo di Carrara, MegaDiamant.
“Si è trattato di un investimento importante, soprattutto in relazione alle dimensioni dell’azienda, fatto con l’obiettivo di monitorare le condizioni del cavo di taglio del marmo. La rottura di questo cavo diamantato porta non solo inefficienze, ma soprattutto rischi di infortuni agli operatori. Si è scelto di effettuare un monitoraggio in continuo e in tempo reale, spingendosi verso tematiche di analisi predittiva. Dal nostro punto di vista è un caso molto interessante, perché anche una piccola realtà ha deciso di investire sulla nostra piattaforma, percependone il valore aggiunto anche nel proprio posizionamento sul mercato nei prossimi anni”.

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