Tracciabilità e rintracciabilità: Ca’ Lumaco usa la IoT dal maialino al salamino

Internet of Things negli allevamenti italiani. In Emilia-Romagna Ca’ Lumaco ha risolto con l’Rfid l’intera gestione della filiera dalle fasi di allevamento fino alla lavorazione e distribuzione finale. I motivi? Da un lato ottenere la completa rintracciabilità delle carni, dall’altro garantire alla clientela la massima sicurezza e trasparenza informativa

Pubblicato il 20 Nov 2015

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La Internet of Things arriva negli allevamenti italiani per aiutare a tracciare e rintracciare i maiali da quando vengono alla luce a quando arrivano sulle tavole dei consumatori. La capacità imprenditoriale usa tecnologie da un lato e marketing dall’altro per rinnovare la supply chain con un’innovazione davvero utile a tutti.

Perno tecnologico dello sviluppo è un sistema avanzato di product lifecycle management (PLM) che utilizza tag Rfid, videocamere di sorveglianza e qr code per garantire la qualità dell’informazione e la trasparenza della comunicazione lungo tutta la supply chain. A scegliere questa impostazione decisamente smart è l’azienda agricola Ca’ Lumaco, nei pressi di Modena.

“Abbiamo risolto con l’Rfid l’intera gestione della filiera dei capi – racconta Emanuele Ferri, titolare Azienda Ca’ Lumaco dalle fasi di allevamento, riproduzione e parto, macellazione, sezionamento, lavorazione fino alla distribuzione finale. I motivi? Da un lato ottenere la completa rintracciabilità delle carni, dall’altro garantire alla clientela la massima sicurezza e trasparenza informativa”

Rfid all’inizio della filiera, Qr code alla fine per il consumatore finale

L’Azienda Agricola Ca’ Lumaco è specializzata nell’allevamento dei suini di razza mora romagnola, che vivono allo stato brado, nel bosco, in uno spazio di circa 18 ettari, cibandosi di ghiande e castagne, integrate da mais, orzo, favino, pisello proteico, tutti provenienti da agricolture biologiche. Nata nel 2001 a Modena, l’azienda si tramanda da tre generazioni l’esperienza nella lavorazione delle carni suine con una scelta precisa: allevare gli animali, in modo tale da poter garantire qualità e sicurezza di tutta la filiera. Nel 2002 qualità dell’organizzazione e della produzione hanno permesso di conseguire la certificazione ICEA di produzione agricola biologia in regime di controllo CE.

In dettaglio Ca’ Lumaco voleva un sistema che coniugasse una migliore gestione delle attività con un concetto esteso di qualità: del cibo, ma anche del lavoro degli operatori e dell’informazione associata ai prodotti distribuiti. L’obbiettivo? Garantire alla clientela la massima sicurezza, incrementando l’efficienza dell’allevamento così da evitare, ad esempio, che il personale per monitorare tutti i capi suini e, in particolare le scrofe pronte per il parto e i maialini in svezzamento, dovesse recarsi ripetutamente nei luoghi del pascolo di giorno e di notte.

La soluzione, progettata da Tenenga, system integrator specializzato in soluzioni di AutoID e IoT, consente innanzitutto di tracciare i suini all’interno dell’azienda grazie a un tag RFID auricolare, dove è memorizzato un codice che identifica univocamente l’animale. Dall’altro, grazie a un sistema di videocamere installate in sala parto, il sistema si integra a un sistema di videosorveglianza che consente un controllo da remoto dei capi nei vari box. Su un display sinottico l’operatore può verificare in tempo reale la situazione dei capi nel macello, le presenze in sala parto e le altre immagini provenienti dalle videocamere, con un notevole risparmio di tempo e un significativo aumento dell’efficienza generale. Grazie agli smart dati, infatti, è possibile analizzare al meglio tutti i processi.

Azienda agricola Ca' Lumaco

Azienda agricola Ca' Lumaco

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 Ca’Lumaco di Emanuele Ferri e big data nella supply chain

La matricola del capo, insieme ad altri dati significativi, viene memorizzata nella banca dati suina. Attraverso la lettura del tag Rfid auricolare, il sistema hardware/software appositamente sviluppato (oggi è una soluzione pacchettizzata che si chiama Describo) consente di identificare il capo nelle fasi di sviluppo, riproduzione, svezzamento e di identificare la posizione all’interno dell’allevamento mediante antenne Rfid e lettori Rfid portatili. L’utilizzo dei big data nella supply chain si conferma un grosso valore aggiunto in termini di controllo e di servizio.

“In entrambi i casi si è scelto di creare un documento elettronico personale per ogni animale – spiega Ferri -. La filiera è così tracciata dalle origini: a partire dall’allevamento fino al punto vendita. Il tag Rfid funziona esattamente come na carta di identità univoca perché contiene i dati personali di ogni singolo bovino o suino e si trova sull’animale che, quando viene macellato, continua a essere tracciato perché i tag vengono usati anche sui ganci del macello, sulle confezioni sottovuoto e sui segnaprezzo del negozio di Ca’ Lumaco. Al momento dell’acquisto il tag comunica con il lettore Rfid della bilancia: sullo scontrino che andrà al consumatore verranno così stampare tutte le informazioni relative alla tracciabilità di ogni singolo pezzo di carne acquistato”.

Nelle fasi di macellazione, sezionamento e produzione, l’integrazione di soluzioni Rfid e barcode consente di garantire in tutte le fasi di poter risalire in ogni momento ai dati sul capo (lotto) utilizzato per la produzione. Queste informazioni sono riportate sulle etichette applicate al prodotto mediante un codice Qr code in modo tale che anche il consumatore attraverso il proprio smartphone o il proprio tablet può agilmente accedere alle informazioni in un’ottica di massima capitalizzazione e condivisione delle informazioni. Accedendo direttamente alla pagina Web del sito aziendale è in grado di visualizzare tutte le informazioni sul prodotto acquistato.

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