Sta nascendo un nuovo paradigma: l’Internet of Thinking Things, l’IoTT

Un contributo di Giovanni Pepicelli sulle prospettive che agganciano gli sviluppi dell’IoT con quelle dell’Intelligenza artificiale. Si apre una nuova Era per le aziende che sono chiamate ad agire per prevedere e gestire gli impatti sugli ecosistemi basati su Persone, Cose e Business 

Pubblicato il 03 Lug 2017

Enel Global ICT Digital Transformation – Unindustria IT Start UP, Università Innovazione - Startupper
Enel Global ICT Digital Transformation – Unindustria IT Start UP, Università Innovazione – Startupper

Gli impatti della rivoluzione digitale sono profondi per le persone, per le imprese e per la società intera. Nuove sfide ci attendono, ma nello stesso tempo nuovi scenari possono costituire una grande opportunità per chi saprà prevederne in anticipo gli impatti.

Lo scorrere del tempo e l’orologio del digitale
I ritmi della vita sono scanditi da un orologio biologico accordato sui movimenti astrali, sullo scorrere delle stagioni, sull’alternanza del giorno e della notte. Di contro viviamo in una epoca dove gli eventi sono scanditi da quello che possiamo considerare un altro orologio, “l’orologio del digitale”, ma i ritmi sono adeguati più alle macchine che alle persone. Solo su Facebook sono pubblicati 41.000 post al secondo, un dato che potremmo considerare lontano da noi, ma se pensiamo ai messaggi e alle notifiche che ognuno di noi riceve sui vari canali, su quelli molto diffusi dei social, su Whatsapp, dalla posta elettronica ad esempio, ci accorgiamo che siamo stimolati ad accelerare le nostre attività.
Insomma una grande sfida sarà quella di accordare i ritmi della vita biologica con quella scandita
dagli eventi dell’orologio del digitale.

L’evoluzione della specie e l’evoluzione dell’AI

La specie umana si è adeguata ai ritmi dell’orologio biologico con qualche modifica dovuta alla
evoluzione della specie e delle sue capacità di adattamento.
Essa si evoluta nel tempo, dall’ “homo ergaster” di 2 milioni di anni fa che aveva un volume del
cervello di 850 cm3, “all’homo sapiens” 200.000 anni fa. Ha imparato in tutte queste centinaia di
migliaia di anni a ergersi, a costruire attrezzi per difendersi, a fare ed utilizzare le varie scoperte,
infine, circa 5000 anni fa, a scrivere.
Nel 1956 di contro nasceva, come molti concordano ad indicarne la data, la disciplina dell’Intelligenza Artificiale, nata nel celebre convegno al Dartmouth College nel New Hampshire, dove ne fu coniato anche il termine (a cura di McCarthy). Dai primi tentativi di macchine in grado di risolvere problemi, i General Problem Solver, si è poi passati alla costruzione delle reti neurali (back-propagation) fino ad arrivare ai nostri giorni dove vi sono già molte applicazioni nel campo industriale e in quello della vita quotidiana. In soli 60 anni abbiamo assistito ad una evoluzione esponenziale se confrontata con quella dell’evoluzione della specie umana.
Anche in questo caso ci attende una grande sfida, quella di accordare la capacità evolutiva degli
umani con quella delle macchine basate sull’intelligenza artificiale.

Persone e Cose

Siamo nell’epoca della forte diffusione di devices interconnessi, dove persone e cose appartengono a mondi diversi collegati grazie all’Internet of things. Oggi il “mondo delle persone” e il “mondo delle cose” vivono in realtà separate dove le applicazioni e le architetture permettono l’interazione.
Ma già si prevede una forte diffusione dell’intelligenza artificiale nei dispositivi stessi, dando vita
così a delle “cose intelligenti” in grado non solo di interagire tra di loro, ma di prendere decisioni, da
sole o probabilmente insieme ad altri dove gli altri sono altre cose intelligenti o anche le persone.
E’ così che i due mondi si combinano tra di loro quasi a confondersi in un solo mondo, aprendo
così scenari inusitati, in parte affascinanti ed in parte inquietanti: saranno le cose ad essere
soggette ad antropomorfismo o le persone ad essere soggette ad “un morfismo delle cose?
In ogni caso si apriranno scenari densi di opportunità per persone e imprese, in cui anche ritmi
diversi, persone e cose intelligenti, si accorderanno tra di loro.

Ci troveremo quindi ad avere a che fare con un nuovo paradigma che possiamo chiamare IoTT,
l’Internet of Thinking Things. Le aziende prime di tutto dovranno prenderne coscienza ed attivarsi
per tempo per poterne prevedere gli impatti sugli ecosistemi basati su Persone, Cose e Business.

Giovanni Pepicelli  – Enel Global ICT Digital Transformation – Unindustria IT Start UP, Università Innovazione – Startupper

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 2