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Internet delle cose, il futuro si avvicina

Il mondo degli oggetti intelligenti non è più molto lontano. Il cantiere del futuro è già in piena attività: lo testimoniano i 177 progetti analizzati da una ricerca della School of Management del Politecnico di Milano

Pubblicato il 14 Mar 2012

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Il mondo degli oggetti intelligenti, quello dell’Internet of Things, non è più molto lontano. Il cantiere del futuro è già in piena attività: sono 177 i progetti individuati come significativi e analizzati nel dettaglio dalla School of Management del Politecnico di Milano in una nuova ricerca sulla diffusione di queste tecnologie in Italia e nel mondo, per un totale di oltre 300 applicazioni. Il nostro Paese in alcuni ambiti risulta perfino all’avanguardia: sono già stati installati 34 milioni di contatori intelligenti di luce e gas e sono attive 3,9 milioni di Sim che trasmettono solo dati, connesse dunque a oggetti.

Il tema è anche sotto i riflettori del mondo politico: l’Unione Europea ha già da tempo tracciato una roadmap e di recente anche il nostro ministro Profumo ha definito “strategico” l’obiettivo delle città intelligenti.

L’Internet delle cose è un paradigma tecnologico affascinante, che alimenta tante promesse e aspettative. Come mostra anche un video della comunità europea, l’internet delle cose è un mondo dove miliardi di oggetti diventano intelligenti, ovvero sono dotati di identità, possono essere localizzati, hanno capacità di interazione con l’ambiente circostante e di elaborazione dati. E questo grazie a microcalcolatori “embedded” che li rendono capaci di comunicare con il mondo esterno via radio, creando delle reti wireless che sono a loro volta interconnesse con Internet.

I possibili scenari sono limitati solo dalla fantasia e dal buon senso, un terreno fertile anche per far crescere start up innovative. Smart City, Smart Home, Smart Energy, Smart Environment, Smart Car, eHealth sono i termini utilizzati per definire gli ambiti applicativi, e per ciascuno di essi sono già molti i progetti in corso. Alcuni esempi semplici di sistemi Internet of Things sono sotto gli occhi di tutti: la black box dell’antifurto satellitare, che registra i dati sulle abitudini al volante e permette di adattare i premi assicurativi; o il sistema di video sorveglianza, che grazie ai sensori avvisa il padrone di casa in caso di emergenza.

Altri sono più futuristici, ma già funzionanti, come il parcheggio che invia una notifica all’automobilista quando si libera o il monumento che parla al turista. Uno degli ambiti che oggi catalizza maggiormente l’attenzione è quello delle Smart City. Qui, la promessa dell’Internet of Things è quella di migliorare la vivibilità delle città, a vantaggio dei cittadini: meno costi e più rispetto dell’ambiente, innovando la gestione dei sistemi di illuminazione e di riscaldamento, monitorando il territorio, per prevenire frane e incendi. Investire nelle tecnologie digitali significa infatti affrontare problemi gravi per le nostre città, di grande rilevanza sociale, quali inquinamento, traffico, dispersione energetica, invecchiamento della popolazione.

Di certo, non basterà l’ICT a risolvere i problemi, ma l’opportunità di cambiamento è grande. L’hanno ben capito gli amministratori di Genova, che hanno presentato tre progetti di Internet of Things all’Unione Europea vincendo tutti e tre i bandi. Come fare, dunque, a superare lo stadio embrionale o sperimentale in cui si trova oggi la maggior parte delle applicazioni più “evolute”? Come accelerare il percorso che porta a tutti noi, come cittadini, i vantaggi promessi e i servizi innovativi?

La strada suggerita dai ricercatori del Politecnico è a due corsie. Da un lato, è indispensabile l’iniziativa privata, in grado di portare innovatività, creatività e, al contempo, focalizzazione sul valore e velocità nella selezione degli ambiti più promettenti. Sull’altra corsia deve invece muoversi il soggetto pubblico, che ha un ruolo chiave per dare visione sistemica, coordinare azioni infrastrutturali e portare un orientamento al lungo termine.

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