Smart auto, il 5G di Intel scende in strada

Successo per l’esperimento condotto con Docomo, Ericsson e Toyota. E’ la prima volta che rete di quinta generazione composta da diverse soluzioni dimostra l’interoperabilità over-the-air in un ambiente urbano

Pubblicato il 14 Nov 2017

mobilità intelligente

Un nuovo e importante traguardo per la bassa latenza del 5G e le connessioni ad alta larghezza di banda per l’industria automobilistica. Così Intel definisce il collegamento live al 5G di un veicolo in movimento realizzato grazie all’impegno congiunto con Docomo, Ericsson e Toyota presso il lungomare di Odaiba, vicino Tokyo. È la prima volta, spiegano le aziende, che nel settore automobilistico una rete di quinta generazione composta da diverse soluzioni dimostra l’interoperabilità over-the-air (Ota) in un ambiente urbano.

La connessione del veicolo è stata alimentata dalla piattaforma Intel GO 5G per l’automotive, collegata a più stazioni base Ericsson e abilitata tramite una rete 5G di Docomo. Durante la prova, i contenuti video live a 4K sono stati trasmessi in un’auto in corsa a 30 km/h tramite una connessione mobile in veicolo, raggiungendo la velocità di trasferimento dei dati di 1 GBps.

“Il settore automobilistico è ricco di potenziali casi di utilizzo del 5G, nel momento in cui si prospetta un futuro basato sulla guida autonoma, che crea nuove sfide per i produttori di automobili e i fornitori di servizi di comunicazione – spiega Asha Keddy, vice president and General Manager, Next Generation and Standards Group di Intel -. Il 5G permette di sostenere queste sfide, migliorando l’esperienza in auto. La videochat 4K, il video streaming OTT e la fornitura di servizi di grandi quantità di dati, combinati con esperienze di intelligenza artificiale, con la guida autonoma e l’edge network, consentiranno nuove esperienze prima impensabili e trasformeranno il modo in cui le persone vivono, lavorano e si divertono”.

Secondo la manager, soluzioni di utilizzo del 5G come queste aiutano a “come si possono integrare nei diversi settori, per comprendere in quali ambienti la tecnologia opera al meglio e verificare l’interoperabilità tra sistemi in rete, cloud e dispositivi”.

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