Smart home

La tecnologia IoT fra le mura domestiche: ecco la smart kitchen

Ecco una rassegna degli elettrodomestici grandi e piccoli che popolano le cucine moderne e delle nuove capacità che l’internet delle cose può conferire loro

Pubblicato il 27 Lug 2020

cucina smart

Secondo l’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, il mercato italiano della Smart Home è cresciuto del +40% nel 2019, raggiungendo un valore di oltre 500 milioni di Euro. Uno dei segmenti in maggiore crescita proprio quello degli elettrodomestici connessi, che grazie all’IoT offrono funzionalità sempre più avanzate di comando e controllo, automazione, e integrazione in scenari di servizio complessi. Ecco perché oggi si parla di “smart kitchen“, di cucina intelligente. La cucina è l’ambiente centrale per le famiglie di tutte le taglie e teatro di una delle attività più sfaccettate e affascinanti della vita domestica: la preparazione del cibo. Ecco una rassegna degli elettrodomestici grandi e piccoli che abitano questo spazio, e delle nuove capacità che l’Internet of Things può conferire loro.

Come gli elettrodomestici diventano “intelligenti”

Il frigorifero, in tutte le sue molteplici configurazioni, è il centro funzionale ed emotivo della cucina: non passa giorno senza che lo apriamo più volte. Il suo compito principale è conservare i cibi freschi: in questo caso, la connettività gioca anzitutto un ruolo di rassicurazione: verifica costante del corretto funzionamento tramite monitoraggio telemetrico via cloud, notifiche tempestive allo smartphone dell’utente in caso di comportamenti scorretti (come una porta lasciata aperta) o guasti, fino alla valutazione della effettiva freschezza del contenuto attraverso sensori dedicati (telecamera, naso elettronico). Un elemento di comodità è poi la possibilità di consultarne il contenuto da remoto grazie a telecamere in streaming rivolte verso l’interno, ad esempio mentre si fa la spesa al supermercato.

Immagine: Haier

Il forno, tradizionale o a microonde, si usa meno di frequente ma in modo più deliberato: tipicamente lo si imposta con dei parametri operativi (programma, temperatura, durata) per ottenere dei risultati prevedibili di cottura o riscaldamento. Ecco che allora l’IoT rende possibili una serie di “scorciatoie” e comodità: attivazione da remoto del preriscaldamento, gestione di preferiti e preset, notifiche di fine cottura allo smartphone dell’utente, riconoscimento delle pietanze inserite tramite scansione di codici a barre o analisi visuale – in quest’ultimo caso sono necessarie telecamere ad alta resistenza termica. In combinazione con dei contenuti dedicati (ad esempio le ricette) è poi possibile realizzare una vera e propria cottura assistita, gestendo automaticamente il passaggio alle diverse fasi della preparazione, oppure aggiustandone i tempi in base alle quantità o all’effettivo stato di cottura dei cibi, in modo da ottenere un risultato sempre perfetto.

Il piano cottura e la cappa vanno quasi sempre di pari passo. Per ragioni di sicurezza e per il tipo di piatti che vi si preparano, il piano si presta poco a una gestione da remoto – tuttavia, in combinazione con telecamere o sensori di fumo posizionati nella cappa, è possibile realizzare preziosi sistemi di auto-spegnimento (connettendo semplici interruttori del circuito elettrico o del gas) per prevenire incendi e altri danni. Nel caso dei piani a induzione si può poi governare con grande precisione la variazione di temperatura delle pietanze tramite controller elettronici: lavorando in tandem con un termometro connesso (in una sonda indipendente o incorporato negli utensili da cucina) si possono abilitare cotture guidate molto avanzate, supportando i cuochi meno esperti nella preparazione dei piatti più complessi o delicati.

La lavastoviglie “smart” consente notevoli risparmi di tempo, acqua ed energia. Oltre ad abilitare notifiche tempestive di fine ciclo e di eventuali malfunzionamenti, la connettività permette di raccogliere dagli altri elettrodomestici smart informazioni sul volume di carico e sulla tipologia di sporco che la macchina dovrà aspettarsi, per poi suggerire o selezionare automaticamente il programma più adatto. Inoltre, tracciando la frequenza di uso, si possono prevedere sistemi di rifornimento automatico basati sul cloud, che riordinino le pastiglie di detergente da una piattaforma di eCommerce, con consegna direttamente a casa.

Immagine: Hoover

Anche i piccoli elettrodomestici possono essere smart

Passando ai piccoli elettrodomestici, uno dei primissimi casi d’uso per l’IoT sono state le macchine del caffè e sebbene l’interazione in questo caso sia molto semplice, si presta molto bene alla configurazione di scenari di automazione (ad esempio avvio appena suona la sveglia, anch’essa rigorosamente smart) o di controllo vocale.

Un altro terreno fertile sono i robot da cucina, per il motivo opposto: poiché qui la gamma di funzionalità è talmente ampia che spesso i consumatori non la sanno sfruttare appieno, la connettività gioca un ruolo importante nella fase di educazione e discovery, ad esempio attraverso una app che offra centinaia di ricette dedicate e consigli contestuali per l’uso e la manutenzione. I robot poi non sono altro che l’integrazione ben riuscita di diversi strumenti disponibili anche in versione indipendente e specializzata, come frullatori, mixer, fornelletti, circolatori per la cottura sottovuoto (sous-vide), bilance.

Da non trascurare ad esempio i vantaggi di una bilancia connessa: in combinazione con un ricettario ben progettato, è possibile semplificare le fasi di misurazione e preparazione degli ingredienti, ad esempio consentendo di aggiungere in sequenza tutti i componenti di una torta senza sollevare mai la teglia, o armeggiare con misurini e dosaggi poco chiari (“vaniglia quanto basta”). In tutti questi scenari la fanno da padrone i contenuti, che devono essere formattati nel modo più fruibile per l’uso specifico durante la preparazione del cibo, sia tramite le interfacce native in dotazione agli apparecchi, sia tramite smartphone, tablet o altri canali.

Infine, anche se non sono veri e propri elettrodomestici, non si possono non citare gli smart speaker: dall’impostazione di un timer per la pasta, alla consultazione di una ricetta step-by-step, all’aggiunta di ingredienti alla lista della spesa, gli assistenti vocali trovano nella cucina uno scenario di utilizzo ideale, specialmente quando le mani bagnate o unte rendono difficile l’interazione con gli schermi touch di telefoni e tablet. È per questo motivo che Amazon e Google stanno investendo sempre di più nella creazione e indicizzazione di contenuti verticali per la cucina, e hanno lanciato versioni dotate di ampi display su cui visualizzare indicazioni di preparazione dettagliate o farsi accompagnare da una rassicurante videoricetta.

Immagine: Jamie Oliver

Gli standard wireless per la smart home

Poiché gli elettrodomestici sono tendenzialmente oggetti stanziali, la forma di connettività preferita è quella tramite Wi-Fi: il basso costo del chipset, unito all’ubiquità delle reti nelle case dei consumatori, consente di assicurare una connessione stabile senza la necessità di access point o protocolli proprietari. Certo, in caso di mancanza di corrente il segnale viene meno, ma in quel caso la carenza di alimentazione impedisce comunque all’elettrodomestico di svolgere il proprio compito, sia esso svolto in remoto o in presenza.

Per contenere ulteriormente i costi, specialmente nel caso di piccoli elettrodomestici dal minor valore unitario, si opta a volte per una connessione Bluetooth, che consente una comunicazione punto-punto con uno smartphone o un altro apparecchio in prossimità. Purtroppo però, se ci si allontana dalla portata (che tra le mura domestiche è spesso molto inferiore ai teorici dieci metri), si rischia di non ricevere una notifica importante o di non poter inviare comandi.

È invece ancora molto poco utilizzata la connettività attraverso reti mobili (3G o 4G), dato che al maggiore costo del chipset si deve unire anche un abbonamento dati – esborso poco giustificato dai casi d’uso tipici della cucina. Tutto questo potrebbe cambiare con l’avvento del 5G e di tecnologie come il Narrowband-IoT, che tra qualche anno offriranno connettività pervasiva a costi contenuti, consentendo di connettere ad esempio anche gli elettrodomestici della seconda casa usata solo qualche mese all’anno.

In conclusione, sono davvero tante le capacità aggiuntive che l’IoT può conferire agli oggetti della cucina, rendendoli più accessibili, intelligenti e parlanti. Tuttavia, non è sufficiente progettare e sviluppare queste nuove funzionalità in isolamento: così facendo, si rischia che chi acquista elettrodomestici smart non ne tragga poi reale beneficio, e torni a utilizzarli in modo tradizionale dopo le prime sperimentazioni.

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