Approfondimenti

Reader e tag RFId alla prova dei contenitori specializzati

Dopo i test tecnologici effettuati all’inizio dell’anno in uno dei suoi magazzini ortofrutta, Nordiconad è passata alla sperimentazione sul campo del nuovo sistema, che rende più affidabile la misurazione delle quantità effettivamente consegnate al punto vendita  

Pubblicato il 01 Ott 2008

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Nordiconad è un’impresa cooperativa tra
dettaglianti, che aderisce al Consorzio Nazionale Conad. Il
Gruppo associa 636 imprenditori e si sviluppa attraverso una
rete di vendita diretta e associata, composta da 483 punti
vendita. Il processo di avvicinamento alla tecnologia
RFId nella gestione degli asset logistici
(pallet e
cassette) da parte di Nordiconad si è articolato in due fasi:
una fase di test tecnologici effettuati in magazzino nello
scorso inverno e una sperimentazione sul campo effettuata nel
mese di luglio i cui risultati vengono descritti di
seguito.

Gli obiettivi del pilota

Gli obiettivi erano semplici e ambiziosi allo stesso
tempo. Prima di tutto si voleva verificare la possibilità di
conteggiare e riconoscere i contenitori nei diversi
momenti della movimentazione
subita nei processi
logistici del CeDi (Centri di Distribuzione) e del punto di
vendita; inoltre si cercavano “sul campo” delle
conferme sulle prestazioni, in termini di accuratezza e
tempi di lettura
, rilevate durante i test effettuati
in precedenza e che dovevano man
tenersi
compatibili con i tempi richiesti dai processi suddetti,
soprattutto in presenza della criticità descritte più
avanti.

Questi obiettivi di fondo dovevano puntare a eliminare
l’attuale produzione e gestione della documentazione
cartacea di accompagnamento delle consegne (bollette) e
l’imputazione manuale delle stesse in centrale
sostituendola con una unica imputazione alla fonte, cioè nel
punto di vendita; l’input potrebbe essere manuale o
automatico, tramite tecnologia RFId, a seconda della tipologia
dei contenitori, effettuata presso il punto di vendita.
Inoltre, si intendeva ridurre nel CeDi il tempo dedicato al
controllo numerico dei contenitori aumentandone
l’affidabilità, soprattutto in entrata dei vuoti dai
punti di vendita e ridurre il numero delle inevitabili
contestazioni in essere tra la centrale e il punto di vendita
sulle quantità effettivamente consegnate.

L’oggetto del pilota era costituito da due
tipologie di contenitori: i roll container e le cassette di
plastica a sponde abbattibili di dimensioni standard (60 x 40
cm). La scelta di queste tipologie ha permesso di mettere alla
prova la tecnologia RFId in presenza, a volte anche
contemporanea, di tre delle principali criticità che si
evidenziano nella lettura dei tag: la presenza di liquidi, a
causa dell’acqua presente nei prodotti; la presenza di
metalli, poiché i roll container oggetto della sperimentazione
erano di ferro, e il numero elevato di oggetti, dato che
un pallet di cassette vuote chiuse conteneva 120
cassette.

Nella prima fase di test precedente al pilota si puntava
esclusivamente a verificare la tecnologie e le relative
performance; misurazioni e verifiche si limitavano quindi
all’output fornito dal software dei reader, in completa
asincronia rispetto ai sistemi informativi aziendali.
Ovviamente questa era una situazione non reale che nel pilota
si è dovuto superare. Per questo Di.Tech ha sviluppato LogAm,
un applicativo ad hoc. Si tratta di una applicazione Web in
grado di gestire la tematica dei contenitori facendo da snodo
tra il sistema informativo centrale e i dati provenienti dal
“campo” (letture). Poiché l’eventuale
“taggatura” dei contenitori seguirà tempistiche
molto diverse (pensiamo a quanto tempo sarà eventualmente
necessario affinché i pallet siano tutti dotati di un tag!)
l’applicativo è stato progettato per gestire il problema
indipendentemente dal fatto che l’input dei movimenti sia
effettuato manualmente o automaticamente tramite tecnologia
RFId.

Risultati e conclusioni

Nonostante gli ottimi risultati ottenuti va detto che la
“perfezione non esiste”, cioè una lettura
automatica non può garantire che il numero degli oggetti
riconosciuti
sia corretto, perché non è
possibile conoscere se un oggetto taggato manca dal conteggio o
è presente ma il suo tag non si legge.

Un input certo, cioè la sicurezza che tutti i tag
leggibili sono stati effettivamente letti, si può ottenere
invece avendo a disposizione il numero degli “oggetti
attesi” con cui confrontare le letture: in questo caso,
ad esempio, il numero atteso di cassette dal CeDi era noto,
poiché corrispondeva alla quantità in precedenza caricata dal
negozio a momento dell’uscita dal punto di vendita. Nelle
quattro settimane di test sono stati riconosciuti (letti) nel
CeDi (tra roll e cassette, in ntrata e uscita, pieni e vuoti,
con passaggi a spinta o su muletto) quasi 12.000 contenitori;
dopo la messa a punto del sistema le prestazioni ottimali sono
state raggiunte nell’ultima settimana, nella quale
l’accuratezza delle letture è stata molto elevata: nei
vuoti è stata pari al 100%, mentre nei pieni è stata pari al
99,3% (una sponda di roll “persa” e 3 cassette
lette solo grazie ad operazioni di supporto come, ad esempio,
ripassare gli oggetti sotto il varco, oppure rallentare la
velocità di transito, oppure ancora muovere o ruotare gli
oggetti).

È ragionevole pensare che si possano mantenere le
“letture difficili” al di sotto del 2-3% (nel
nostro caso sono state meno dell’1%); per “lettura
difficile” intendiamo una operazione di lettura che,
anche se alla fine fornisce dati completi e corretti, richiede
operazioni supplementari che agevolino la lettura stessa ma
fanno allungare i tempi e peggiorare le prestazioni generali in
modo non accettabile. La tempistica dei passaggi sotto i varchi
è risultata accettabile; si andava dai 6 ai 10 secondi per
qualsiasi insieme di asset. Il controllo del campo, cioè
dell’area di lettura coperta dalle antenne, è risultato
determinante; trattandosi di tecnologia UHF a 2 watt applicata
alla logistica, tale controllo è stato messo a punto da un
duplice punto di vista. Il primo è il contenimento: i varchi
sono stati circondati da panelli di alluminio allo scopo di
limitare l’area di diffusione delle onde
elettromagnetiche ed evitare di “leggere” tag
dislocati in zona ma non coinvolti in quel momento nella
lettura. Il secondo è l’esaltazione: i varchi sono stati
dotati di pannelli di alluminio, montati sul pavimento, che
avevano lo scopo di riflettere le onde verso l’alto a
fine di leggere meglio i tag installati in basso.

La gerarchia della criticità sembra mettere al primo
posto l’acqua seguita dal metallo: la criticità più
lieve risulta essere la numerosità dei tag; non a caso il 100%
delle letture è stato raggiunto con i vuoti, tra i quali la
maggioranza era costituto dalle cassette di plastica che, in
uscita verso il pooler, sono state lette a 120 alla volta:
tante infatti ce ne stanno su ogni unità di movimentazione
(pallet).

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