Smart home

Quali tecnologie IoT sono alla base della nuova “smart kitchen”

Sensori, lettori di codici a barre, telecamere, rilevatori di peso, oltre ovviamente alla connettività e fino all’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Ecco le tecnologie per gli elettrodomestici intelligenti

Pubblicato il 02 Set 2020

smart kitchen

La cucina intelligente è ben più della somma delle sue parti: il vantaggio della connettività IoT è che ciascun apparecchio può andare oltre la sua operatività basilare, e interagire con gli utenti e gli altri oggetti per abilitare degli scenari più complessi. È per questo motivo che progettare un elettrodomestico smart non significa solo sceglierne la dotazione tecnologica, ma anche mettersi nei panni del consumatore per comprendere meglio il contesto e le motivazioni dei suoi percorsi attraverso la cucina, al fine di renderli sempre più semplici e personalizzati. Ecco cosa c’è dietro la smart kitchen.

Smart kitchen: pianificazione e spesa

La cucina è teatro di percorsi importanti della vita domestica ben prima di mettersi ai fornelli: a meno di non mangiare esclusivamente pizza a domicilio, infatti, la conservazione e l’approvvigionamento delle provviste necessarie per cucinare sono bisogni fondamentali di ogni nucleo famigliare.

La gestione dell’inventario si rivela una delle sfide centrali: come assicurarsi di avere sempre a portata di mano tutto ciò che serve per preparare i pasti? Gli oggetti smart possono giocare un ruolo proattivo per semplificare o sostituire il classico censimento di cosa manca prima di andare a fare la spesa. Negli ultimi anni si sono sperimentati diversi approcci: lettori di codici a barre per la scansione delle confezioni (un po’ come si fa al checkout del supermercato); applicazioni mobile che leggono e interpretano lo scontrino della spesa; telecamere posizionate all’interno del frigorifero abbinate ad algoritmi di riconoscimento visuale dei cibi; sensori di peso posizionati sotto ai contenitori della pasta o dei cereali per tracciare la velocità di esaurimento delle scorte. Ad oggi non esistono ancora soluzioni completamente automatizzate, ma grazie alla connettività i dati raccolti dai vari sensori possono essere messi a fattor comune per creare un quadro sempre più integrato dello stato della nostra dispensa.

Immagine: Smarter.am

Una volta capito che cosa manca, i tempi e i modi di rifornimento possono variare a seconda delle abitudini: c’è chi fa maxi-spese al supermercato ogni due settimane, chi compra ogni giorno ingredienti freschi al mercato o nella bottega sotto casa, e chi si abbona a servizi con consegna a domicilio. Queste attività portano via tempo e concentrazione ma sono anche piuttosto ripetitive, per cui sono candidate ideali all’automazione tramite IoT. Alla base di tutto c’è la lista della spesa: un concetto apparentemente semplice, dietro a cui si cela una complessità potenzialmente infinita. Difatti, se per un essere umano è sufficiente indicare “pane” e “latte”, per un sistema di riordino automatico questi concetti vanno arricchiti di numerosissimi metadati. Quantità, unità di misura, marca, variante (ad es. intero, scremato, …), prezzo, negozio da cui rifornirsi, disponibilità a magazzino, eventuali alternative, sono solo alcuni dei parametri che possono condizionare la scelta dell’effettivo prodotto da mettere nel carrello. Anche per questo motivo sta prendendo piede il modello dei “meal kit”: confezioni con ingredienti pre-dosati accompagnati alle istruzioni per la preparazione di specifici piatti, che permettono di ridurre la complessità logistica pur offrendo una scelta piuttosto ampia al consumatore. Il futuro del grocery e-commerce passa però probabilmente dallo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale in grado di imbrigliare le numerose variabili, osservando e imparando direttamente dalle abitudini di spesa dell’utente.

Il terzo aspetto da prendere in considerazione è il meal planning, ovvero la pianificazione e scelta anticipata di cosa cucinare, ad esempio per l’intera settimana. Il caso classico è quello della dieta, dove il nutrizionista spesso suggerisce un piano dettagliato pasto per pasto – tuttavia ci sono anche altre motivazioni, come il desiderio di risparmiare e ridurre gli sprechi alimentari, oppure la necessità di variare l’alimentazione rispetto a quella pianificata da una mensa scolastica o aziendale (quanti figli si lamentano di questa o quella pietanza perché “l’ho già mangiata a pranzo”?). Sono sempre più numerosi i servizi e le applicazioni che puntano a semplificare questo tipo di attività, mettendole anche in relazione con dati di wellness quali il consumo calorico tracciato dai dispositivi indossabili. L’elettrodomestico connesso può integrarsi con questi scenari in diversi modi: contribuendo alla pianificazione con i dati dei propri sensori e del proprio inventario locale; rendendo fruibile il meal plan in momenti contestualmente rilevanti tramite la propria interfaccia (ad esempio lo schermo di un frigorifero oppure la relativa applicazione mobile); automatizzando l’attivazione di funzioni e programmi specifici in base ai contenuti del piano.

Smart kitchen: preparazione e cottura

La realizzazione di ogni pasto attraversa la cucina in una sorta di percorso a tappe: anche solo per preparare un semplice toast si toccano diverse superfici e utensili (frigorifero, affettatrice o coltello e tagliere, tostapane o fornelli) in momenti diversi. Il ruolo centrale di navigazione è svolto dalla ricetta, che conduce a risultati culinari ripetibili a partire da una lista di ingredienti e una serie di istruzioni in sequenza. Che si seguano alla lettera le indicazioni dettagliate contenute in un libro di cucina, si sperimentino variazioni sul tema di una videoricetta vista su YouTube, o si ripercorrano a memoria i passaggi imparati dalla nonna, la ricetta è il fil rouge e l’indiscussa protagonista di qualsiasi attività in cucina.

La prima sfida è quindi la scelta di cosa cucinare: i criteri di selezione possono essere molteplici, dai valori nutrizionali al rispetto dei vincoli alimentari (“senza glutine”); dalla stagionalità alla disponibilità degli ingredienti; dal tipo di occasione (festa o cena romantica) all’abbinamento con i vini presenti in cantina. Gli elettrodomestici smart possono aiutare in questa fase, dando accesso tramite interfacce di bordo o applicazioni mobile a ricettari dedicati, che rendano facile e veloce trovare il piatto perfetta per ogni occasione. Questo oggi si ottiene principalmente tramite ricette ad hoc (create direttamente dal produttore o facendo leva su una community di utenti), ma la vera frontiera di opportunità è data dai sistemi di intelligenza artificiale, che permetteranno di scomporre qualsiasi ricetta nelle proprie componenti informative fondamentali: immaginate un forno che sappia interpretare direttamente il contenuto di qualsiasi blog di cucina con la semplice pressione di un tasto. Inoltre, una volta interpretata la ricetta, diventa possibile metterla in relazione con tutti i compiti descritti nella prima parte: verificarne la compabilità con il meal plan settimanale, capire quali ingredienti necessari sono già disponibili e quali mancano, e ordinare questi ultimi dal proprio ecommerce di fiducia: le opportunità sono infinite!

Immagine: Candy

Una volta scelta la ricetta giusta, si passa quindi all’allestimento e alla cottura vera e propria. In questo scenario l’IoT consente già un livello di delega e automazione nella preparazione che era impensabile fino a qualche anno fa: dai robot multifunzione fino ai piani a induzione reattivi, le soluzioni di cottura assistita mettono in relazione i dati raccolti dai sensori presenti nell’elettrodomestico (temperatura, peso, consistenza, colore) con le indicazioni della ricetta, per decidere in autonomia quando passare alla fase successiva, oppure quando effettuare aggiustamenti e variazioni dei parametri operativi. I costi calanti dei sensori più avanzati (come telecamere e nasi elettronici) e dei chipset di connettività locale apriranno la strada a scenari sempre più sofisticati, anche se probabilmente l’intervento umano non sarà mai completamente soppiantato – per la gioia dei gourmet e di chi cucina per divertimento.

Allargando poi gli orizzonti oltre la singola ricetta, ci si imbatte nella sfida dell’orchestrazione: spesso per preparare un pasto completo è necessario portare avanti più attività in parallelo, con tempi di percorrenza e fabbisogni di attenzione molto diversi tra loro, e che dovranno poi essere portate a termine tutte nello stesso momento. Se la faccenda si fa troppo complicata, possono venire in soccorso applicazioni mobile e assistenti vocali che offrono funzionalità di “GPS della cucina”, ovvero supportano l’utente nel multitasking e ne alleggeriscono il carico decisionale, arrivando anche a dialogare da remoto con gli elettrodomestici smart compatibili per trasmettere loro istruzioni e comandi.

Conclusioni

Abbiamo visto come, cambiando la prospettiva, si possono mettere in relazione tutti gli oggetti smart della cucina a partire dai “jobs-to-be-done”, ovvero i compiti che il consumatore si trova a svolgere dall’inizio alla fine. Il filo conduttore della maggior parte di questi scenari è una crescente integrazione tra prodotti diversi, ma soprattutto tra prodotti e servizi: nel prossimo futuro il confine tra produttori di elettrodomestici, sviluppatori software, e redattori di contenuti per la cucina si farà sempre più sfumato.

Come abbiamo visto, il vero valore per l’utente finale si realizza solo quando lo si lascia libero di scegliere le funzionalità e i contenuti che preferisce per arrivare ai propri obiettivi, che possono essere anche estremamente segmentati e diversificati. È per questo motivo che il principale fattore abilitante per il successo della smart kitchen sarà la capacità di realizzare alleanze ed ecosistemi aperti tra operatori molto diversi tra loro.

Oggi la smart kitchen è un settore molto complesso ma ancora molto giovane, dove ciascun produttore cerca di realizzare funzionalità e vantaggi proprietari, per primeggiare sulla concorrenza e attirare nuovi clienti. Fortunatamente, il recente lancio del progetto Connected Home Over IP (CHIP), tramite cui giganti come Amazon, Apple, Google, Haier, Ikea e Samsung si propongono di definire degli standard comuni di interoperabilità, sembra segnare un cambio di passo verso un atteggiamento più aperto e collaborativo.

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