Consumi energetici, così l’IoT può far risparmiare il 40% negli edifici pubblici

Parla Giuliano Calabrese, Business Manager di Atos Italia, che ha coordinato il progetto Smart Energy Master. Lo use case, sviluppato a Caserta insieme a ENEA e all’Università Federico II di Napoli, ha permesso di stabilire un nuovo punto di riferimento per la raccolta e lo sfruttamento dei dati in chiave Smart building.

Pubblicato il 17 Giu 2016

Giuliano Calabrese, Business Manager di Atos Italia
Giuliano Calabrese, Business Manager di Atos Italia
Giuliano Calabrese, Business Manager di Atos Italia

Uno use case utile a dimostrare le enormi potenzialità dell’IoT applicato all’efficienza energetica, ma anche un nuovo punto di riferimento per la raccolta di dati in ambito Smart building. È questo che, superando le aspettative iniziali, si è rivelato il progetto Smart Energy Master, sviluppato nell’alveo del programma “Smart Cities e Communities” da Atos, insieme all’Università Federico II di Napoli, ENEA e ad altre due aziende private. Dopo essere stato innervato con sensori e smart meter collegati a una piattaforma ICT open source, un edificio di sette piani e 11 mila metri quadrati di superficie (di proprietà della Provincia di Caserta) è stato trasformato in un vero e proprio laboratorio per l’analisi dei consumi elettrici e dei parametri di comfort in strutture complesse a elevata umanizzazione. Grazie all’immissione automatica nel sistema di circa sei milioni di misurazioni in nove mesi, l’Ente ha potuto ipotizzare interventi – alcuni dei quali a costo zero – che potrebbero ridurre del 40% l’impatto della bolletta energetica nel medio termine. Internet4things ne ha parlato con Giuliano Calabrese, Business Manager di Atos Italia. La multinazionale francese, specializzata nei servizi digitali, attiva in 72 Paesi con 100 mila dipendenti e 12 miliardi di euro di fatturato, è stata infatti il coordinatore dell’intero progetto.

C’è chi pensa che l’innovazione a macchia di leopardo tipica del contesto italiano sia l’ideale per sperimentare soluzioni IoT. Lei come la vede?

Condivido questo punto di vista e penso di essere testimone di una case history molto rappresentativa. La necessità di rispondere ai bisogni di un’area geografica specifica ha permesso di catalizzare un investimento pubblico – parliamo dei fondi europei legati al Programma Operativo Nazionale “Ricerca e Competitività” 2007/2013 e al programma Horizon 2020 – che ha spinto una multinazionale a puntare con audacia sull’innovazione, applicando nuovi processi a esigenze emergenti e valorizzando competenze del territorio. Il successo del progetto è quindi frutto della capacità di Atos di cogliere l’opportunità offerta dal bando del 2012, della qualità delle risorse, brillanti neolaureati dei corsi di Ingegneria civile e Pianificazione urbanistica della Federico II, e dell’utenza pilota, grazie al supporto di funzionari che hanno accettato con grande professionalità la sfida dell’innovazione. La collaborazione tra i vari soggetti è stata all’insegna del partenariato tra privato e pubblico, che si sono confrontati con lo stato dell’arte delle tecnologie disponibili nel mercato con le proposte applicative elaborate sui contributi di tutti e specialmente sui dati generati dalla piattaforma. ENEA in particolare ha molto apprezzato la quantità di informazioni disponibili, che potranno essere utilizzate per creare veri e propri benchmark rispetto al comportamento dell’edificio in zone climatiche differenti.

Andata a buon fine la fase di prova, cosa serve ora per passare dalla potenza all’atto sul piano commerciale?

Il progetto in sé ha molto poco del laboratorio. È più simile a un caso reale: non si è trattato solo di un test, ma di una vera e propria esperienza capace di dimostrare quali siano i benefici di business prodotti da questo approccio. Le centinaia di sensori e smart meter applicati a un edificiocomplesso hanno permesso di effettuare un monitoraggio capillare a livello spaziale e frequente a livello temporale (con intervalli di trasmissione del segnale nell’ordine del quarto d’ora). Grazie a ciò è stata attivata un’analisi di business intelligence per comprendere le problematiche della struttura e valorizzare i KPI di business che consentono all’Energy Manager – che è poi lo stakeholder della piattaforma – di intervenire per modificare lo status quo governando la strategia energetica. Per esempio, il responsabile della Provincia di Caserta, dopo aver analizzato i risultati, ha proposto un piano che attraverso investimenti infrastrutturali, interventi di automation building e lo stimolo di comportamenti virtuosi potrebbe generare un risparmio del 40% sui consumi energetici. Senza contare che dal momento in cui le operazioni IT saranno gestite via Cloud, e il sistema di monitoraggio fornirà input anche per pianificare future immobilizzazioni e misurare puntualmente il ROI, i saving potranno aumentare in maniera esponenziale. Per rispondere alla sua domanda, il passo successivo non ha dunque a che fare con un’ulteriore implementazione della soluzione, bensì con un piano di promozione per esportare l’esperienza in realtà più complesse.

Oltre a quello dell’Energy Manager, la soluzione prevede anche il coinvolgimento degli utenti finali, ovvero di chi vive e lavora nell’edificio?

Sì, e in effetti è un elemento differenziante e di innovazione rispetto alle piattaforme della concorrenza: oltre ai dashboard che evidenziano il bilanciamento tra risparmio e mantenimento di standard e parametri a norma di legge relativi a temperatura, luminosità, anidride carbonica e umidità, abbiamo previsto, tramite una App, la possibilità per gli utenti di fornire un feedback sulla qualità ambientale percepita. Naturalmente gli elementi soggettivi vanno presi con le molle; tuttavia recepire in un sistema di analisi integrato anche una dichiarazione spontanea, non strettamente digitale, può rivelarsi utile per il fine tuning della soluzione.

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