IoT, il primo scoglio da superare è ancora la sicurezza

I dati dell’osservatorio Information Security & Privacy della School of Management del Politecnico di Milano: tra le principali criticità dell’Internet of things ci sono la mancanza di una logica di security by design, la scarsa consapevolezza degli utenti e l’assenza di standard tecnologici di sicurezza

Pubblicato il 05 Feb 2019

Iiot

Se è vero che l’internet of things è una delle tecnologie più promettenti da qui ai prossimi anni, per i suoi possibili utilizzi nelle fabbriche connesse e nelle smart city, capitolo che potrebbe comprendere dalla self driving car ai trasporti pubblici di nuova generazione, dalla domotica fino alla logististica “intelligente”, è vero d’altra parte che le proccuazioni per la sicurezza sono oggi uno dei freni all’espansione di questa tecnologia. E’ quanto emerge dall’ultima ricerca dell’Osservatorio Information Security & Privacy della School of Management del Politecnico di Milano, secondo cui il mercato italiano dell’information security nel 2018 ha evidenziato un tasso di crescita sostenuto, con un +9% rispetto all’anno precedente e un valore assoluto di 1,19 miliardi di euro.

Secondo lo studio presentato oggi durate il convegno “Winter is coming: adapt to react” le principali criticità legate all’IoT sono la mancanza di una logica di security by design (secondo il 73% del campione), la scarsa consapevolezza da parte degli utenti sulle possibili problematiche legate a questi dispositivi (58%) e l’assenza di standard tecnologici e di sicurezza (53%). 

Focalizzando poi l’attenzione sull’industrial security, i principali ostacoli da superare sono la mancanza di consapevolezza delle problematiche di sicurezza da parte delle funzioni Operations (56%), l’interconnessione sempre maggiore tra gli impianti industriali e l’infrastruttura IT (55%), l’obsolescenza degli impianti industriali (40%) e la mancanza di figure con adeguate competenze (37%).

Quanto all’intelligenza artificiale, le imprese la vedono più come un’opportunità che una sfida. Soltanto il 14% del campione ritiene possa costituire una minaccia, soprattutto a causa dell’inaffidabilità delle macchine nel lungo periodo e della possibilità di utilizzarla per condurre attacchi mirati, mentre il 64% crede che sia utile per automatizzare il processo di raccolta e analisi dei dati per identificare in ottica preventiva eventuali minacce e vulnerabilità e il 17% per prendere decisioni in supporto o al posto dell’uomo. Un interesse che si traduce in progetti concreti, con il 40% delle imprese che già oggi sta utilizzando tecniche di AI o Machine Learning per prevenire potenziali minacce e identificare gli attacchi ancora prima che si verifichino (17%), per ottimizzare la gestione di eventuali incidenti di sicurezza automatizzando il processo decisionale e il tempo di risposta (15%) e per intercettare possibili frodi (8%). Il 36% del campione sta pianificando di adottare soluzioni di intelligenza artificiale nel prossimo futuro.

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