Gartner: confusi dall’Internet of Things? Niente paura, i modelli d’uso sono solo 4

L’IoT ha un’applicabilità molto ampia, ma diverse imprese possono non riuscire a capire subito il suo grande potenziale nel loro caso specifico. Secondo la società di ricerca è solo un problema apparente: in realtà gli approcci e gli obbiettivi dei progetti basati su queste tecnologie si possono ricondurre a pochi scenari: “manage”, “monetize”, “operate” ed “extend”

Pubblicato il 11 Lug 2014

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Il fenomeno Internet of Things sta crescendo rapidamente, e in questa fase di sviluppo ed espansione iniziale, imprenditori e aziende stanno sperimentando una vasta gamma di applicazioni e modelli di business per trovare i modi migliori di generare vantaggio competitivo e fonti di fatturato. Questo ha generato grande fermento, ma inevitabilmente anche una certa confusione, per cui anche chi è interessato trova difficile approfondire le reali opportunità riferite al proprio settore, zona geografica e area di applicazione.

E’ il parere di Gartner, che in un recente documento ha cercato di contribuire alla soluzione di questa criticità, sostenendo che in realtà i “modelli d’uso” delle tecnologie Internet of Things sono solo quattro. Nonostante l’IoT abbia un’applicabilità molto ampia, diverse imprese possono non riuscire a capire il suo grande potenziale nel loro caso specifico – spiega Hung LeHong, vice president e Gartner Fellow -, perché essendo ancora pochi gli esempi esistenti, è facile che apparentemente non ce ne sia nessuno che si avvicini appunto alla loro situazione.

«Un’azienda che si occupa di riciclaggio di rifiuti o un produttore di distributori automatici potrebbero non trovare nessuno spunto da un caso di Internet of Things per il monitoraggio dei parametri dei pazienti in un ospedale. Tuttavia a un esame più attento l’obiettivo fondamentale dell’ospedale è di ridurre i costi diminuendo il numero di giri di controllo degli infermieri, e questo è un modello generalizzabile a chiunque abbia asset da monitorare, per esempio per esigenze di periodico riempimento (i distributori) o svuotamento (i cassonetti): può ridurre i costi connettendo gli asset in rete e controllandoli da remoto».

Estendendo questo ragionamento, Gartner ritiene che, nonostante la diversità delle sperimentazioni in corso, gli scenari possibili d’uso delle tecnologie IoT siano soltanto quattro. Eccoli:

Manage. In questo caso l’obiettivo è controllare lo stato di un asset – da macchinari molto complessi come motori di aereo a spazi, come sale riunioni o posti auto – per migliorarne l’utilizzo. Se gli asset sono connessi ed è possibile – tramite sistemi di sensori più o meno complessi – rilevarne l’uso a scadenze regolari (al limite in tempo reale), tale uso si può ottimizzare attraverso appositi sistemi per combinare le esigenze dell’asset con le sue disponibilità.

Monetize. In questo caso l’obiettivo è imputare il costo di un asset – tipicamente di alto valore unitario – in funzione della misura molto accurata del suo grado di utilizzo. I benefici sono la possibilità di sostituire costi di capitale con costi operativi, una maggiore accuratezza del tracciamento del ciclo di vita del prodotto, e una più efficace manutenzione preventiva.

Un esempio è il monitoraggio dell’uso di un’automobile, in termini di ore di funzionamento, consumo di carburante, e così via, in modo da fatturarne nel modo più accurato lo sfruttamento. Combinando questi dati con altri (location, velocità, tempi), si possono assegnare dei costi addizionali in modo da rispecchiare il rischio, configurando così delle tariffe estremamente accurate di assicurazione “pay as you drive”.

Operate. In questo caso si usa un asset per controllare l’ambiente circostante. Questo modello si ispira al concetto di “operational technology,” le tecnologie per controllare macchinari e processi delle linee di produzione e montaggio negli stabilimenti. Queste tecnologie stanno superando l’era dei sistemi proprietari, e si basano sempre di più su architetture e software standard. Un esempio complesso è l’integrazione dei dati provenienti da migliaia di sensori per tenere conto di condizioni meteo, umidità, temperatura e pressione e ottimizzare la fornitura di acqua per i sistemi d’irrigazione.

Extend. Questo modello prevede la fornitura di servizi o informazioni digitali come “estensione” di un asset. Una supply chain fisica termina quando il prodotto viene consegnato. Quando però il prodotto è connesso in rete, può veicolare prodotti o servizi digitali anche dopo l’acquisto, per cui la supply chain si prolunga con una componente appunto digitale. Un esempio semplice è il download – automatico o in abbonamento – di un aggiornamento del firmware di un dispositivo hi-tech (TV, smartphone, automobili, ecc.) per abilitare nuove funzioni o neutralizzare malfunzionamenti. Oppure lo streaming di un film o di un brano musicale sullo schermo di una poltrona di treno o di aereo. Un esempio più complesso è l’invio di alert in caso di forte pericolo di rottura o guasto di un componente in un macchinario complesso (per esempio se i sensori rilevano un surriscaldamento).

«Oggi le vere potenzialità e benefici di internet – conclude Hung LeHong – nascono dall’integrazione di oggetti, persone, luoghi e sistemi informativi, in quello che Gartner definisce “Internet of Everything”».

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