A un anno di distanza dalla presentazione del Piano Nazionale Industria 4.0 è arrivato il momento di presentarne il bilancio e soprattutto di tracciare le linee guida per la seconda wave.
Il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda ha esordito con un’analisi di scenario, confermando quanto in realtà era già nell’aria: se il Piano Nazionale Industria 4.0 era di fatto costruito “su misura” per il mondo del manifatturiero, è arrivato il momento di estenderlo per arrivare ad abbracciare tutto il mondo delle imprese italiane.
Per questo da Industria 4.0 il piano oggi si chiama Impresa 4.0.

Bilancio positivo a un anno dal varo del Piano Nazionale Industria 4.0

Gli indicatori di riferimento, ha evidenziato nella sua relazione il Ministro, attingendo ai dati MEF, Istat e Banca d’Italia, sono comunque positivi per quanto riguarda il PIL, per l’indice di produzione industriale, per la fiducia delle imprese, l’export, i tassi di occupazione e gli investimenti esteri nel Paese.
Gli obiettivi sul triennio, ha poi sottolineato, erano ambiziosi, sia per quanto riguarda gli investimenti innovativi, sia in termini di competenze, infrastrutture e strumenti: oltre 10 miliardi di euro di incremento negli investimenti privati nel periodo 2017-18, portandoli ai 90 miliardi di euro, importante crescita degli investimenti in ricerca e sviluppo focalizzati sulle tecnologie I4.0 e ancora investimenti privati early stage, disponibilità di banda per la connessione delle imprese, programmi di formazione sia per gli studenti, sia per i manager, costituzione di consorzi da affiancare ai tavoli istituzionali, costituzione di competence center nazionali.

In generale, i risultati sono considerati positivi su tutti i fronti e Calenda li ha riassunti in punti chiave:

sono cresciuti gli ordinativi sul mercato interno dei beni strumentali, con tassi di crescita che hanno raggiunto nel primo semestre l’11,6 per cento

– è cresciuto il numero di imprese che aumenteranno la spesa in Ricerca&Sviluppo

– sono stati stanziati 3,5 miliardi di investimenti pubblici sulla banda ultralarga, destinandoli dunque sia alle infrastrutture sia alla soddisfazione della domanda di famiglie e imprese, così da raggiungere gli obiettivi di copertura al 2020

– nei primi 8 mesi dell’anno è cresciuto del 10,7 per cento l’importo garantito dal Fondo di Garanzia

– sono state concesse agevolazioni per circa 1,9 miliardi di euro grazie ai contratti di sviluppo e sono stati creati o salvaguardati oltre 53.000 posti di lavoro.

Tante luci ma due ombre: competence center e venture capital

Note negative?
Due. Una in via di risoluzione, l’altra più strutturale.
In via di risoluzione è il tema dei competence center: c’è un ritardo nella loro costituzione ma l’apertura del bando, promette il ministro, avverrà entro la fine dell’anno.

Più critica è invece la situazione degli investimenti early stage, vale a dire tutto quanto per Carlo Calenda rientra nell’ambito del venture capital.
Si parla di un +2 per cento, considerato del tutto insufficiente e “di distanza siderale rispetto al resto d’Europa”. Per questo, con Cassa Depositi e Prestiti si stanno sviluppando nuovi correttivi, usando fondi Mise.

Per Impresa 4.0 ci vuole più formazione. Rifinanziate anche le principali misure del 2016

Positivo è anche il bilancio sulle azioni condotte in ambito formativo.
L’Italia sconta un divario di competenze digitali da colmare rispetto all’Europa e in particolare rispetto a UK e Germania.
Calenda parla delle iniziative già varate, come il Piano Nazionale Scuola Digitale, con un miliardo di investimenti per risolvere il gap tecnologico delle scuole, e il progetto di Alternanza Scuola Lavoro.
Inoltre, a partire dall’anno scolastico appena iniziato è stato varato un programma di potenziamento destinato agli Istituti Tecnici Superiori con l’obiettivo di raggiungere il raddoppio del numero degli studenti entro il 2020, mentre si parla di nuove lauree professionalizzanti, vale a dire percorsi triennali che facilitino il raccordo con il mondo del lavoro soprattutto in una logica Industria 4.0.
Ulteriori percorsi sono già stati avviati nel caso di indirizzi sinergici ad Industria 4.0 come ingegneria, informatica, economia e management.

Il tema delle competenze resta cruciale, tanto che è proprio qui che si gioca lo sviluppo ulteriore del piano.
Se nella sua prima stesura il Piano Nazionale aveva come focus la manifattura e i servizi, ora, in logica Impresa 4.0.
Nel 2018, infatti, viene introdotto un “credito di imposta su Formazione 4.0” destinato a quelle imprese che effettueranno spese in formazione, con queste specifiche:

  • La spesa deve essere incrementale
  • La formazione deve avvenire su tematiche con focus su almeno una tecnologia Industria 4.0 e pattuiti attraverso accordi sindacali:
    – Vendita e marketing
    – Informatica
    – Tecniche e tecnologie di produzione

Quanto a quanto previsto nella prima wave del Piano Nazionale, visti i risultati positivi, per il prossimo anno si parla di un rifinanziamento delle principali misure, se pure con una revisione delle aliquote e dei perimetri, “compatibilmente con le risorse di finanza pubblica disponibili”.