Colocation: i provider devono mettere sul piatto nuovi servizi

Una ricerca promossa da Schneider Electric evidenzia le prospettive per la classica esternalizzazione delle risorse informatiche

Pubblicato il 12 Mar 2018

storage

In piena fase di Digital Transformation, in cui si parla molto di fenomeni quali cloud, IoT, intelligenza artificiale e così via, che spazio c’è per la vecchia colocation, vale a dire la classica esternalizzazione dei server e dello storage aziendale? E’ la domanda cui  Schneider Electric ha cercato di dare una risposta attraverso una ricerca svolta in collaborazione con 451 Research, che ha coinvolto 450 decision maker in ambito colocation negli Stati Uniti, Australia, Europa e Cina.

Il punto di partenza è che oggi i provider hanno a che fare con una tipologia di clienti molto variegata e in continua evoluzione, che hanno richieste e necessità sempre più mutevoli, in un quadro di tecnologie emergenti come l’Internet of Things, l’edge computing di nuova generazione e il cloud computing. Basti pensare che il 62% degli intervistati che hanno dichiarato di aver spostato le applicazioni IT dai Data Center di colocation per affidarsi al cloud pubblico negli ultimi due anni. Dunque è chiaro che i colocator devono trovare un modo per mantenere gli attuali clienti e attrarne di nuovi, facendo in modo che considerino la colocation come un’opzione valida per le loro attività. Un’evoluzione che, di fatto, è già in atto: sia che forniscano i servizi direttamente o tramite partner, i principali colocator stanno sempre più ampliando la propria offerta di servizi. E’ possibile leggere la notizia completa relativa alla ricerca sul sito IotEdge 

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