Schneider Electric: energy saving e sicurezza nelle case con IoT e Building Automation

Per un tessuto urbano ricco di storia come quello italiano serve un approccio basato su Smart Bricks per introdurre rapidamente l’intelligenza necessaria per la gestione dell’energia e per aumentare i livelli di sicurezza. A colloquio con Laura Bruni, Direttore affari istituzionali e relazioni esterne Schneider Electric

Pubblicato il 12 Set 2016

Laura Bruni, Direttore affari istituzionali e relazioni esterne Schneider Electric
Laura Bruni, Direttore affari istituzionali e relazioni esterne Schneider Electric
Laura Bruni, Direttore affari istituzionali e relazioni esterne Schneider Electric

Quando si guarda al mondo dell’IoT applicato alle abitazioni e dunque allo Smart Building ci si pone tre grandi obiettivi: il controllo e il risparmio dell’energia, il comfort e la sicurezza. Oggi più che mai il tema della sicurezza appare come un fattore determinante nello sviluppo urbanistico e oggi è diventata una priorità. Ma la sicurezza è prima di tutto conoscenza e consapevolezza rispetto agli ambienti e alle situazioni che devono essere gestite e l’IoT può far davvero tanto per aumentare la capacità di analisi del territorio e delle nostre abitazioni.

Diventa così sempre più importante interrogarsi sulle strategie più adeguate per costruire case intelligenti in grado di migliorare la qualità della vita e del lavoro e di garantire una maggiore sicurezza. In questo senso Schneider Electric ha fatto della logica della convergenza e della multidisciplinarietà i centri vitali dei propri processi di innovazione e ha sviluppato una visione che è nello stesso tempo graduale e concreta per aiutare a superare i vincoli legati ai tempi e ai processi decisionali dei grandi progetti strategici. Si tratta di una visione che punta ad un’innovazione modulare e progressiva e si concretizza in progetti da considerare come Smart Bricks sui quali si costruiscono o si modificano le case e, in prospettiva, le città intelligenti, sfruttando anche le occasioni di manutenzione ordinaria.

«A fronte di un contesto di “cose” che diventano intelligenti e che parlano, dobbiamo sviluppare e far crescere una visione che sia sempre più multidisciplinare e che permetta alle persone e alle imprese di relazionarsi in modo innovativo con le cose stesse  e di trarne beneficio». Laura Bruni, Direttore affari istituzionali e relazioni esterne Schneider Electric è direttamente impegnata su progetti che hanno trovato una spinta propulsiva proprio nell’Internet delle Cose e che propongono una diversa interpretazione del business, dell’organizzazione e del business model delle imprese, ma anche del sociale e dei servizi con case history chiare e concrete.

Building Schneider Electric

Il primo messaggio forte per l’IoT secondo Laura Bruni è quello di allineare lo sviluppo del paese allo sviluppo tecnologico , con una opportunità che in termini di prospettive può portare un miglioramento concreto per i cittadini per il territorio, per la sicurezza e per la filiera degli operatori del mercato. In questo percorso è necessario fare sistema con un modello virtuoso che deve essere accompagnato da un processo normativo che ha bisogno di stimoli. E questo è uno dei compiti più importanti, dal punto di vista prospettico e sociale, per l’industria che sta costruendo il mondo dell’IoT.

Bruni pone poi l’attenzione sulle specificità della realtà immobiliare italiana: «Il nostro paese si confronta con il secondo patrimonio immobiliare più vecchio del continente europeo e nello stesso tempo il nostro è anche il patrimonio più rilevante per il valore storico. Da questa realtà emerge l’imperativo di intervenire cercando di stimolare velocemente i processi di rinnovamento degli edifici nel rispetto della sicurezza e dei vincoli, anche di tipo storico.

Schneider Electric ha voluto concentrare la propria attenzione sullo sviluppo del building del futuro pensando concretamente anche a ciò che può e deve essere fatto nel presente. In termini di progetti l’attenzione è stata concentrata su soluzioni che permettono anche interventi sostenibili sugli edifici esistenti oltre che sul nuovo.

«Le nostre case, i nostri quartieri – osserva Bruni – hanno bisogno di intelligenza in tempi brevi, per dare una risposta immediata alla domanda di sicurezza, di sostenibilità ambientale, di comfort , di risparmio energetico. Da questa considerazione nasce l’approccio Smart Bricks: mattoni di intelligenza funzionale che dalle nostre case ai nostri quartieri permettono, con budget accessibili e con processi decisionali semplici di adempiere a precisi requisiti normativi e di creare da subito “tasselli” di intelligenza nelle case partendo dal “basso”.

Deep Renovation o Light Renovation?

Se Deep Renovation significa risultati e ritorno degli investimenti con tempi lunghi e progettualità che insistono sull’infrastruttura, Light Renovation fa invece leva soprattutto sull’automazione e sulla domotica, con soluzioni che non richiedono necessariamente interventi sull’infrastruttura. La Light Renovation appare anche come la soluzione più coerente con i vincoli del patrimonio edilizio italiano. La Building Automation può infatti permettere di analizzare i consumi di più edifici con la stessa destinazione d’uso, di effettuare valutazioni sui consumi parametrati al numero di persone che li utilizzano, alla tipologia di servizi erogati, agli orari di picco, alle criticità comuni, ai livelli di sicurezza da assicurare in funzione delle diverse tipologie di utilizzo.

Questa prospettiva permette di aumentare la conoscenza degli edifici e la conoscenza del loro utilizzo con nuovi strumenti che cambiano ad esempio il lavoro dei Facility Manager.

Come cresce la figura del Facility Manager

Il Facility Manager può trovare nelle soluzioni Internet of Things una reale opportunità per cambiare radicalmente il proprio ruolo, può intervenire sull’utilizzo dei siti stessi in funzione delle informazioni in real time, è in grado di plasmare la struttura degli ambienti stessi in funzione dell’uso in tempo reale, dei fattori di rischio e può aumentare l’efficienza di tutti i servizi riducendo al massimo tutti gli sprechi.

«L’altro grande cambiamento di prospettiva per il mondo del Facility Management – osserva Bruni – riguarda la possibilità di gestire gli ambienti e i servizi con un approccio situazionale. Se la regola è il cambiamento la risposta deve essere nella dinamicità e nella flessibilità a fronte delle situazioni che in ogni ambiente si creano in funzione dell’utilizzo o della domanda che arriva dai clienti».

Anche nel caso della gestione energetica occorre prendere atto del ruolo sempre più strategico dell’automazione. Bruni sottolinea l’impegno per arrivare a un aggiornamento dell’agenda normativa e la necessità di riconoscere il valore dell’automazione nell’attestato di prestazione energetica degli edifici. Attualmente il consumo energetico certificato fotografa una situazione statica e dobbiamo essere sempre più consapevoli che il consumo energetico va invece valutato in forma dinamica.

Il vero valore degli interventi sull’efficienza energetica sta nell’utilizzo degli spazi e dei servizi, con lo studio dei comportamenti e con la capacità di intervenire per modificarli o per disporre di ambienti in grado di gestirli.

«Il paradosso – precisa Bruni – è che se questo valore di saving energetico legato al variare dei comportamenti e dei consumi non viene riconosciuto,  e ci sono opportunità di saving energetico che non vengono implementate. La cultura legata all’efficienza energetica ha in sostanza bisogno di evolversi in chiave dinamica». Il processo legato alle valutazioni sull’efficienza energetica parte dalla valutazione sui “fondamentali” dell’edificio, che vuol dire dotare il building di prodotti intrinsecamente efficienti. Ma una volta che sono raggiunti gli standard essenziali il saving è da individuare nel sistema di gestione e va costruito grazie allo studio del comportamento delle persone e all’applicazione di processi di automazione. Attraverso un sistema gestionale è possibile impostare le luci in funzione della luminosità e della presenza delle persone attivando un processo che non toglie comfort, ma associa il consumo all’evoluzione della luce solare ed è dunque dinamico. Ancora, se si consente uno spegnimento automatico in “non-presenza” delle persone in funzione della situazione effettiva e se si applica lo stesso percorso a tutti gli fattori di consumo che sono automatizzabili, come il condizionamento o riscaldamento, si può aggiungere una quota pari al 30% di risparmio energetico a quanto già conseguito con gli interventi strutturali. «Non dobbiamo infine trascurare – conclude Bruni – che l’investimento in automazione non è invasivo ed è sempre meno dispendioso in termini economici rispetto a quello strutturale e ha un ritorno dell’investimento molto più veloce».

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