Tracciatura e certificazione, le esigenze della filiera italiana del fashion

Le potenzialità della tecnologia RFId – identificazione univoca, acquisizione di dati di flusso in modo automatico e pervasivo, presenza di…

Pubblicato il 01 Set 2009

Le potenzialità della tecnologia RFId – identificazione
univoca, acquisizione di dati di flusso in modo automatico e
pervasivo, presenza di infrastrutture di standard globale (come
ad esempio l’EPC-global) – hanno fatto sì che si
parli sempre più di tali tecnologie in settori tipici del
“Made in Italy”, come il tessile-abbigliamento, dove
cresce la necessità di adottare sistemi di tracciatura e
certificazione dell’originalità del prodotto. La filiera
italiana del Fashion è quindi oggetto di attenzione da diversi
attori, dai fornitori di tecnologia, alle Università agli enti
di standardizzazione: ad esempio nel 2008 Indicod- Ecr ha avviato
un gruppo di lavoro dal nome “Standard GS1 per i settori
tessile e abbigliamento” proprio con l’obiettivo di
rispondere alle esigenze del settore. Un’analisi dello
stato di diffusione delle tecnologie RFId nel Fashion è stata
inoltre svolta da Cedites, Centro Studi per la Divulgazione della
Tecnologia e della Scienza, in collaborazione con Aton, che ha
svolto un’indagine qualitativa raccogliendo opinioni,
giudizi e criticità dei principali soggetti coinvolti nel
settore. L’Insider Report contenente i risultati dello
studio è stato presentato all’interno del RFId Summit e
RFId Italia Award svoltosi il dieci giugno scorso a Varese.
Dall’indagine emerge come al momento la diffusione di
tecnologie RFId resti bassa ma come, nel contempo, vi siano molte
aspettative nel settore per quanto riguarda soprattutto la lotta
al mercato grigio o il raggiungimento di benefici legati
all’efficienza logistica.

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