Interviste

Realtà virtuale, Internet of Things e analytics stanno rivoluzionando Health e Pharma

Dai prodotti ai servizi, dalle “molecole” ai pazienti: l’innovazione digitale nella sanità e nel farmaceutico sta cambiando radicalmente modelli di riferimento e approccio al mercato. Ne abbiamo parlato con Silvia Peviani, responsabile della business unit Pharma e Health di Vidiemme e con Giulio Caperdoni, COO e Head of Innovation

Pubblicato il 08 Mar 2016

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Silvia Peviani, responsabile della business unit Pharma e Health di Vidiemme

Se c’è un settore in cui l’innovazione digitale è e sarà sempre più intimamente legata alla nostra vita, è quello della salute.

Da una parte il mondo della sanità pubblica e privata sta seguendo la strada dell’innovazione digitale, dall’altra il mondo Pharma si mostra sempre più sensibile al digitale non solo come leva di efficienza in termini di produzione, organizzazione e vendite, ma anche nello sviluppo di nuovi prodotti e servizi.

Nello stesso tempo però l’innovazione digitale nella sanità e nell’industria farmaceutica segue logiche profondamente diverse da quelle di altri settori. Da una parte le normative stringenti, dall’altra i modelli di business, ma anche le abitudini hanno rallentato l’evoluzione verso il digitale di settori che adesso, grazie a Internet of Things (IoT), wearable, realtà virtuale, big data e analytics stanno mostrando tutte le loro potenzialità.

In particolare per Pharma e Health siamo alle soglie di una vera rivoluzione che per concretizzarsi nella realtà ha bisogno di diffondere conoscenza e creare un clima di fiducia, indispensabile per superare i pregiudizi e accelerare quegli adeguamenti normativi necessari per sostenere una vera innovazione. Vidiemme è da tempo impegnata in questi settori e dal 2015 ha creato una business unit specifica Pharma & Healthcare, guidata da Silvia Peviani, che oltre ad essere una dei soci fondatori di Vidiemme, ha seguito da sempre il mondo della “salute” nelle sue varie declinazioni.

«Quando si parla di innovazione nel mondo Pharma è indispensabile precisare il concetto stesso di innovazione – esordisce Peviani nell’incontro con Mobile4Innovation -: le imprese farmaceutiche vivono da sempre di innovazione, che per loro vuol dire ricerca applicata al Pharma, vuol dire nuove molecole e dunque nuovi prodotti. Se si guarda invece all’innovazione nell’accezione del digitale queste aziende hanno avuto per tanto tempo un approccio conservativo che adesso sta cambiando».

Innovazione in due fasi

In particolare per questi due settori si possono distinguere due fasi: un primo momento in cui l’innovazione si è concentrata sui processi per aumentare l’efficienza e sul supporto al business convenzionale e poi un cambio di marcia. «Una volta consolidata la digitalizzazione dei processi interni – prosegue Peviani – è partita una fase in cui queste aziende stanno cambiando il loro paradigma e se prima si focalizzavano sui prodotti adesso si spostano verso una visione che pone il paziente al centro». Dunque, prima di tutto viene il paziente e solo dopo ci sono i prodotti. Ma non basta, il concetto stesso di prodotto evolve verso una logica di servizio che ha come obiettivo il coinvolgimento del paziente in modo più attivo anche nelle fasi di ricerca, con continui inviti a partecipare attraverso portali, servizi online, app e, in prospettiva, nuovi device e wearable.

«A questo passaggio – continua – corrisponde anche un cambiamento nelle abitudini e nelle modalità di erogazione dei servizi: una vera rivoluzione rappresentata come il passaggio dall’”ambulatorio al domicilio”. E comunque anche l’ambulatorio stesso, grazie ai servizi del digitale, estende le sue possibilità di analisi e di comunicazione. Ad esempio, grazie a wearable e realtà virtuale, la necessità di una seconda opinione per la definizione della diagnosi può avvenire in concomitanza con la visita stessa attraverso la condivisione dei dati e il collegamento da remoto con un altro specialista, magari in un altro ospedale».

Assistenza da remoto

Questa evoluzione consente ai pazienti di gestire in modo diverso e meno centralizzato il rapporto con il medico e con le strutture. «Il mobile permette di arrivare al paziente in modo facile e per molte situazioni non sarà più necessario rivolgersi al medico di persona e men che meno farsi visitare in ambulatorio». Il concetto di servizio si sposta verso una forma di assistenza da remoto che permette di ottenere anche una maggiore efficienza di tutte le strutture.

«Il ruolo di Vidiemme in questo ambito – osserva Peviani – è di portare la nostra esperienza nella collaboration e nei progetti di condivisione, lavorando su piattaforme web e mobile oltre che, naturalmente, su wearable e sui device che permettono un monitoraggio del paziente. In questo senso la crescita dell’Internet of Things, in termini di nuovi prodotti e opportunità, permette di sviluppare soluzioni prima impensabili».

Accanto a questa visione dello sviluppo Pharma e Health legato alla centralità del paziente vanno poi associate le opportunità che l’IoT sta aprendo per il monitoraggio degli ambienti di lavoro, la sicurezza e i nuovi modelli di produzione». E’ il tema dell’Industry 4.0 che naturalmente impatta anche sul mondo Pharma e che può portare a una serie di innovazioni anche a livello di produzione. Il vero obiettivo è di ricondurre al digitale tutta la sensoristica aziendale in modo coordinato anche con i wearable devices.

«Il modello di Vidiemme è analizzare le esigenze dei clienti per poi cercare sul mercato o sviluppare le soluzioni hardware e software che risolvono queste esigenze. Oppure, con una modalità più proattiva, individuiamo prima le soluzioni interessanti e le proponiamo ai clienti nell’ottica di portare l’innovazione nelle imprese facendo leva sull’attività di scouting tecnologico di Giulio Caperdoni dai VDM Labs di San Francisco».

Un altro tema importante riguarda la capacità di individuare necessità tipiche del mercato di riferimento e sviluppare soluzioni valide e replicabili che permettano di affrontare i costi di sviluppo e ottimizzare le fasi di testing e di verifica. La stessa attività di allineamento con le normative rappresenta un valore di grandissima importanza che può e deve essere replicato. «La nostra frequentazione e conoscenza dell’ecosistema – prosegue – ci permette di disporre di una conoscenza che va dai processi alle normative, dai modelli di business alle tipologie di prodotto e di servizio presenti e ci permette di identificare soluzioni innovative, ma nello stesso tempo anche allineate alle direttive e normative di ciascun settore del mercato».

La centralità del paziente

Ci sono poi innovazioni che permettono a certi settori un vero e proprio salto di qualità come è stato a suo tempo il caso dell’iPad che ha rappresentato un elemento di rottura con il passato e ha dato una vera accelerazione ai processi di innovazione. «Con Roche ad esempio – racconta Peviani – abbiamo realizzato il progetto “Single Device”, soluzione cui è stato affidato l’obiettivo di ricondurre la forza vendita della società a un unico strumento operativo per tutte le attività online e offline». Il progetto è partito nel 2010 e si è posto l’obiettivo di sostituire tutti i device tradizionali, ma anche la carta, per concentrare tutta la gestione delle informazioni e comunicazioni su un unico device, ovvero appunto l’iPad.

«La tendenza cui assistiamo in questo periodo – spiega Peviani – riguarda il passaggio da progetti che attengono alla field force automation a progetti indirizzati verso i pazienti. Si tratta di un focus diverso rispetto al passato ed è un vero salto di qualità dal punto di vista della strategia digitale».

Un esempio è un progetto di innovazione realizzato con Medtronic che ha un obiettivo di tipo formativo. «Il progetto – interviene Giulio Caperdoni, Coo & Head of Innovation di Videmme – è nato nel 2014 ed è stato pensato per sfruttare le potenzialità dei Google Glass di realizzare video tutorial medici di alta qualità dalla prospettiva del chirurgo. Con questa applicazione, indossando i Google Glass in sala operatoria, era possibile trasmettere l’intervento e fornire una visione che è al 100% il punto di osservazione del medico». A questo progetto è stata poi associata una dimensione di divulgazione e archiviazione basata su un “videoportale” di operazioni chirurgiche che permette di ritrovare situazioni, problematiche e soluzioni e che rappresenta una piattaforma molto importante per completare le informazioni necessarie per definire la strategia di intervento chirurgico.

Un altro aspetto importante del mondo Health riguarda la gestione delle informazioni del paziente e l’accesso veloce e affidabile a questi dati, vale a dire il tema della cartella clinica. Caperdoni sottolinea come spesso il chirurgo abbia la necessità in sala operatoria di disporre di informazioni importanti sul paziente nel più breve tempo possibile. «Abbiamo sviluppato un’applicazione che permette di visualizzare la cartella clinica del paziente direttamente su Google Glass per supportare il chirurgo durante l’operazione stessa, mettendogli a disposizione in tempo reale alcuni dati clinici». Anche in questo caso, a prescindere dalle decisioni commerciali e operative di Google in merito ai Google Glass, questi prodotti hanno svolto un ruolo di apripista rispetto a nuove forme di innovazione e nuovi servizi che prima non erano nemmeno ipotizzabili.

«Questi prodotti sono stati un rompighiaccio – afferma Caperdoni – e il fatto che i Google Glass non siano disponibili sul mercato non significa che abbiano perso valore. I progetti basati su “smartglass” stanno procedendo non solo in ambito Health, ma anche in settori come l’assistenza da remoto, la telepresenza, l’education e la realtà virtuale».

La diffidenza che ancora circonda questi progetti è legata a una mancanza di conoscenza della tecnologia, ma anche alle problematiche legate alla privacy e a fattori culturali».

Un altro scenario fondamentale riguarda il mondo della realtà virtuale che a sua volta apre opportunità inedite dal punto di vista dello sviluppo di nuove soluzioni come le applicazioni in ambito farmaceutico utilizzate per fini terapeutici. «Un esempio è rappresentato da “VR Pain relief” della startup DeepStream VR – osserva Caperdoni -: una soluzione che incide sulla percezione del dolore grazie alla realtà virtuale e che permette di ridurre l’utilizzo di farmaci. Un altro esempio riguarda le applicazioni che permettono di ricreare il contesto di vita o di lavoro allo scopo di accelerare le fasi di riabilitazione del paziente e l’inserimento nel suo ambiente».

Per Luca Valsecchi, Ceo di Vidiemme, nell’Health e nel Pharma siamo in una fase di cambiamento radicale dove serve la capacità di guardare avanti facendo innovazione ma dove, allo stesso tempo, non deve mancare tanta concretezza: «Vent’anni fa – osserva – facevamo gli evangelisti, prima per Internet e poi per le soluzioni web. Il nostro ruolo oggi è ancora quello di anticipare i trend con lo sguardo sempre orientato alle innovazioni, ma anche con una chiara idea di come trasformare le idee in progetti concreti. La chiave del successo – conclude – è proporre soluzioni che i clienti possono utilizzare nel giro di pochi mesi permettendo, ad esempio al mondo Pharma di assolvere a uno dei presupposti di successo di questo mercato che è portare continuamente sul mercato prodotti e soluzioni innovative, cercando ogni volta un nuovo vantaggio».

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