Approfondimenti

L’Italia degli hot spot

Anche nel nostro Paese finalmente il Wi-Fi pubblico per il collegamento a Internet è una realtà diffusa. Ecco le principali iniziative attive, che coinvolgono sia le amministrazioni locali sia i privati.

Pubblicato il 25 Set 2012

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Il Wi-Fi pubblico in Italia è cresciuto fino a diventare un
universo ricco, popolato da iniziative disparate, tanto che a
tratti può sembrare caotico. La situazione pare essersi
stabilizzata, però, come confermano le recenti notizie.

Da una parte, ha un valore simbolico il lancio del Wi-Fi da parte
del Comune di Milano: era la sola grande amministrazione a non
offrire questo servizio. Quindi ora il quadro è completo.
Dall’altra, sono ormai a regime le iniziative di reti
miste, che aggregano punti di accesso Wi-Fi di locali diversi.
Le principali in Italia sono le reti federate di Free
Italia Wi-Fi
(di pubbliche amministrazioni) e
quelle dei provider specializzati Guglielmo e Futur3
.

Oltre a questi, ci sono i casi di singole amministrazioni e
locali pubblici che si affidano a Wisp (Wireless internet service
provider), a operatori o a system integrator per dotarsi di
Wi-Fi. A completare il quadro, ci sono i servizi Wi-Fi basati su
un business tradizionale, cioè la vendita dell’accesso: è
un mercato ormai presidiato da Linkem, con i suoi 600 hot spot
premium.

Le reti cittadine

L’iniziativa del Comune di Milano parte dopo una lunga
sperimentazione e aggiungendosi ad altre di vari soggetti privati
(che hanno avuto una copertura limitata, a partire dal parco
Sempione). Da agosto ha 250 hot spot con accesso gratuito, che
diventeranno 500 entro fine anno e poi 5 mila in vista
dell’Expo 2015. Ha caratteristiche che ormai seguono uno
standard abbastanza diffuso tra le reti Wi-Fi gratuite italiane
(con qualche eccezione): l’accesso è con
autenticazione via sim o- nel caso di stranieri- tramite
documento d’identità presso un Atm Point
(altri
servizi analoghi permettono invece agli stranieri di autenticarsi
tramite carta di credito, sul portale della rete Wi-Fi, al costo
di un euro).

Ci sono limiti all’accesso ma comunque molto laschi (dopo
300 MB e un’ora di connessione in un giorno, la velocità
viene ridotta a 192 Kbps per quell’utente).

Nel contempo, sta crescendo l’iniziativa Free Italia Wi-Fi,
promossa dalla Provincia di Roma, la Regione Sardegna e il Comune
di Venezia. È una rete federata di 1.550 hot spot attivi (ad
agosto) e ora conta 32 reti interconnesse, di altrettante
Pubbliche Amministrazioni da Nord a Sud (Firenze, Cosenza,
regione Piemonte, Genova, Urbino…). Ciascuna rete, a sua
volta, è un ibrido perché mette insieme le connessioni di
locali di soggetti diversi (pubblici e privati: edifici comunali,
biblioteche, bar, circoli…). L’amministrazione
pubblica si limita a dotarli di hot spot, a sbrigare la
burocrazia necessaria e a collegarli a server centralizzati, che
gestiscono l’autenticazione. L’utente quindi
può navigare su tutta la rete Free Italia Wi-Fi con un solo
account
.

Free Italia Wi-Fi si preoccupa inoltre di agevolare le Pa che
vogliono creare una rete Wi-Fi, procurando loro gli hot spot e
fornendo un kit per una rapida ed economica installazione.

«La nostra rete comunale è partita nel 2009 e Free Italia
Wi-Fi compie un anno a settembre. Miriamo a estenderla ancora,
per esempio all’interno delle università», spiega
Maurizio Carlin, responsabile dei servizi informativi del Comune
di Venezia. Insomma, per una Pa che voglia darsi una rete Wi-Fi,
una via agevolata è rivolgersi a Free Italia Wi-Fi; per un
esercente, invece, è contattare la propria Pa, se questa
supporta reti ibride.

L’alternativa, sia per le Pa sia per gli esercenti,
è andare da Wisp e system integrator oppure da operatori
telefonici come Telecom Italia, Fastweb e Tiscali
.
Quest’ultimo ha per esempio l’iniziativa Open Net,
rivolta a enti pubblici e privati e da luglio estesa a Pisa (per
un accordo con il Comune).

Le scelte degli esercenti italiani

Tra gli esercenti spicca la rete di McDonald’s, fornita da
BT Italia: Wi-Fi gratis in oltre 300 ristoranti. Gli esercenti
minori preferiscono di solito affidarsi a un system integrator
locale (addirittura un negozio d’informatica) per comprare
hot spot oppure prendere un pacchetto chiavi in mano (che
comprende il servizio di autenticazione, sicurezza). A offrirlo
sono aziende come Wi-Fi Sms, Wi-Fi Gest, Trampoline,
Microbusiness (500 hot spot), Econetica, QuiNavigo, Bitage.
Futur3 e Guglielmo spiccano con reti di 2.500 e 2 mila hot spot,
accessibili con uno stesso account. Sono tutti gratis nel caso di
Futur3 (di cui 1.500 sono nel Trentino), che ha 250 mila utenti
unici.

Guglielmo intende raddoppiare gli hot spot entro fine
anno mettendone anche all’estero
. In genere
l’esercente paga un canone annuale, che comprende
installazione, gestione e manutenzione dell’hot spot
(annessi gli aspetti tecnici e di rispetto della normativa); in
certi casi, anche l’installazione. Al solito, connessione
esclusa, i canoni partono da poche centinaia di euro
l’anno. In alcuni casi, il Wisp fa pagare solo la
connessione all’esercente, con l’obbligo però per
quest’ultimo di associare il proprio hot spot alla rete del
gestore e offrire il Wi-Fi gratis. Guglielmo sta facendo
avanguardia per i sistemi di single sign on, un solo account per
tanti servizi
(oltre al Wi-Fi).

«In Emilia Romagna abbiamo creato l’autenticazione
federata della Regione. Chi possiede le credenziali rilasciate da
una Amministrazione dell’Emilia Romagna per accedere ai
vari servizi (anagrafe, scuole, sanità) può utilizzarle anche
per accedere al Wi-Fi urbano su tutti i Comuni dell’Emilia
Romagna in cui siamo presenti, ovvero quasi tutti i capoluoghi e
decine di Comuni più piccoli», dice Giovanni Guerri,
l’amministratore delegato. «Abbiamo avviato lo stesso
sistema anche per l’Università di Verona: in questo caso
le credenziali sono quelle che gli studenti usano per i servizi
universitari». Ha esteso inoltre l’autenticazione via
cellulare anche alle sim straniere di Paesi dove gli operatori
chiedono un documento per attivarle (il sistema adottato da
Guglielmo le tratta come se fossero italiane). In caso contrario,
l’utente straniero può autenticarsi pagando un euro con
carta di credito o mostrando il documento al proprio albergo (se
affiliato alla rete di Guglielmo).

In questo quadro, ciò che sembra ancora in via di sviluppo è il
senso ultimo delle reti Wi-Fi gratuite. Le Pubbliche
Amministrazioni le creano per scopi sociali
:
«abbiamo inserito il diritto dell’accesso a internet
nello statuto del Comune», dice Carlin. Hanno però appena
cominciato a usarle per qualcosa di più sofisticato del dare
semplice accesso internet ai passanti. «Abbiamo sfruttato
la rete WI-Fi per dare connettività a sei centri per
l’alfabetizzazione informatica degli anziani. Su Wi-Fi
abbiamo trasmesso, in streaming, concerti cittadini e, a
settembre di quest’anno, il festival della politica»,
aggiunge.

Il Comune di Venezia fa pagare l’accesso solo ai
turisti, guadagnandoci
«alcune centinaia di
migliaia di euro l’anno; comunque non è questo lo scopo
della rete». Non solo accesso a Internet Gli esercenti
mettono il Wi-Fi gratis perlopiù come servizio a valore aggiunto
per la clientela. «Ma bisogna andare oltre l’idea che
il Wi-Fi serva solo all’accesso a internet», dice
Massimiliano Mazzarella, amministratore delegato di Future3. Sui
propri hot spot fornisce, ai navigatori, la pubblicità online
degli sponsor e altri servizi. «Permettiamo a Pa e negozi
di inserire eventi, di inviare informazioni via sms agli utenti;
coupon, offerte varie, inserimento di sondaggi, strumenti di
advertising profilati che possono essere usati per informare
oltre che per vendere», aggiunge.

È con questa filosofia che Futur3 sta lanciando a Milano una
propria rete: per crearla, regalerà mille hot spot a edicole,
bar, ristoranti. Al solito li fa pagare agli esercenti, ma a
Milano pensa di sostenersi anche solo grazie agli sponsor
pubblicitari, secondo un modello di business già sperimentato da
Free-Hotspot.com in Europa.

«Peccato però che, nella costruzione di questo nuovo
business, aziende come la nostra debbano affrontare la
concorrenza sleale delle pubbliche amministrazioni che creano
reti Wi-Fi con i fondi pubblici», aggiunge. Ormai
però il Wi-Fi pubblico italiano è destinato a crescere in
questo modo: con un misto di iniziative pubbliche e
private
. A volte sovrapposte, sebbene animate da fini
diversi.

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