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Internet of Things: l’Italia primeggia su scala europea

Il valore del mercato nel nostro Paese raggiunge 900 milioni di euro (+11%), mentre gli oggetti connessi sono 6 milioni (+20%). Forte incremento dell’ambito Smart Car, mentre lo Smart Home & Building si estende alle applicazioni consumer. Luci e ombre dal comparto Smart City. I dati dell’Osservatorio IoT del Politecnico di Milano

Pubblicato il 12 Mar 2014

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Nel 2013 il mercato italiano dell’Internet of Things (IoT) è cresciuto dell’11%, raggiungendo un valore di 900 milioni di euro, mentre gli oggetti dotati di SIM e connessi via rete cellulare – dai lampioni stradali alle automobili, dagli ascensori alle gambling machine – sono saliti da 5 a 6 milioni di unità.

Lo sostiene il recente terzo rapporto dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, secondo cui gli ambiti applicativi che trascinano il mercato sono tre. Il più consolidato è lo Smart Metering (telelettura dei consumi con contatori “intelligenti”) e Asset Management nel settore utility. Il più in crescita è lo Smart Car, con oltre 2,5 milioni di auto connesse e un fatturato in crescita del 35%, e quello più in espansione in termini di applicazioni è lo Smart Home & Building in cui alle classiche soluzioni di domotica e automazione industriale si stanno affiancando molti tipi di soluzioni per il comfort e la sicurezza rivolte direttamente al consumatore.

Quanto alle Smart City, l’ambito dell’IoT da sempre considerato più promettente, in termini sia di benefici sia di ampiezza delle applicazioni, per ora in Italia è caratterizzato da molte iniziative sperimentali, ma da pochi progetti consolidati e dai ritorni certi: tra questi si distinguono quelli di illuminazione pubblica e di raccolta dei rifiuti.

«L’IoT si conferma un percorso di sviluppo tecnologico articolato, con innumerevoli ambiti di applicazione e diverse tecnologie abilitanti – spiega Alessandro Perego, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things -. Un mondo, quindi, difficile da delimitare, ma su cui l’interesse cresce continuamente: lo confermano gli stanziamenti di fondi nazionali ed europei, il numero di startup in Italia e all’estero, e i responsi degli analisti, come Gartner, che ha inserito l’IoT tra i “Top Ten Strategic Technologies Trend” per il 2014, stimando che nel 2020 gli oggetti connessi nel mondo saranno 26 miliardi, per un valore di mercato di 1900 miliardi di dollari, mentre IDC per lo stesso anno prevede dati di quasi un ordine di grandezza superiori: 212 miliardi di oggetti per un valore di mercato di 8900 miliardi di dollari».

Dei 6 milioni di oggetti connessi, il 47% fa capo all’ambito Smart Car: nella stragrande maggioranza (95%) sono autoveicoli con box GPS/GPRS per applicazioni di localizzazione e registrazione dei parametri di guida a scopo assicurativo. Segue, con circa 1,6 milioni di oggetti connessi (26%), lo Smart Metering e Smart Asset Management nelle Utility, con forti crescite soprattutto nei contabilizzatori di calore e nello Smart Metering gas. Si consolida anche lo Smart Asset Management in contesti diversi dalle Utility, principalmente per il monitoraggio di gambling machine e ascensori (10% del totale degli oggetti connessi), mentre più graduale risulta la crescita di Smart Home & Building (9% degli oggetti totali), Smart Logistics (5%) e Smart City & Smart Environment (2%).

Lo Smart Car è l’ambito che cresce di più anche in termini di fatturato (31% del valore totale del mercato, +35% rispetto al 2012), superando quest’anno lo Smart Home & Building (21%). A breve distanza segue lo Smart Metering e Smart Asset Management nelle Utility (19%), seguito dalla Smart Logistics per il trasporto (13%) e dalle altre applicazioni di Smart Asset Management (8%).

Il 73% del valore di mercato (circa 660 milioni di euro) deriva da soluzioni basate solo su rete cellulare (Smart Car, Fleet Management, molte applicazioni di Smart Asset Management). Il restante 27% è legato invece a soluzioni “miste”, che usano le reti cellulari insieme a diverse tecnologie di campo, quali PLc − Power Line communication (nella maggior parte delle applicazioni di Illuminazione intelligente), e radio (Wireless M-Bus per i contabilizzatori di calore, Zigbee, Bluetooth in ambito eHealth, ecc.).

«Tirando le somme, l’Italia in ambito IoT mostra una crescita rilevante anche in ambito europeo, dove si colloca ai primi posti per numero di oggetti dotati di SIM, e si profilano diverse linee di tendenza molto interessanti anche per i prossimi anni – ha spiegato Giovanni Miragliotta, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Internet of Things insieme ad Angela Tumino -. In ambito Smart Car per esempio stimiamo che nel 2016 le macchine connesse in Italia saranno circa il 20% del totale del parco auto, con un significativo aumento di veicoli “nativamente connessi” anche grazie allo stimolo della normativa eCall, secondo la quale da ottobre 2015 tutti i nuovi modelli dovranno poter effettuare chiamate automatiche di emergenza».

In ambito Smart Home & Building invece sarà determinante l’impatto della tecnologia Bluetooth Low Energy (BLE), che abilita la connessione di oggetti intelligenti e dispositivi mobili in ambito domestico. «Oggi circa l’1% delle abitazioni in Italia è dotato di dispositivi di telecontrollo del riscaldamento e/o antintrusione, ma con l’affermarsi delle tecnologie wireless all’interno dell’abitazione e la crescente disponibilità di dispositivi BLE si arriverà a più di 3 milioni di oggetti domestici connessi nel 2016 in Italia: il problema quindi sarà garantire l’interoperabilità tra soluzioni di fornitori diversi, sia in fase di sviluppo e configurazione che nella gestione degli oggetti intelligenti».

Infine un elemento centrale del rapporto di quest’anno è un’indagine su 116 città (51 in Italia, 65 all’estero), per un totale di 258 applicazioni Smart City abilitate dalle tecnologie IoT. L’illuminazione pubblica “intelligente” (telemonitoraggio e telecontrollo dei lampioni) è l’ambito trainante, con il 13% delle applicazioni totali (30% delle città): oltre 400.000 lampioni risultano connessi a fine 2013, per un valore di 12 milioni di euro.

Seguono le applicazioni di raccolta rifiuti per l’identificazione dei cassonetti e il supporto alla tariffazione puntuale (13% delle applicazioni, 28% delle città). Si diffonde una progressiva multifunzionalità, con oggetti che condividono la dotazione tecnologica tra più applicazioni: oltre il 30% dei progetti avviati in Italia e all’estero dal 2012 riguarda almeno due ambiti applicativi, il 12% almeno tre.

«Sulla Smart City in Italia siamo ancora nella fase iniziale – osserva Perego -: continuano purtroppo a incidere negativativamente gli effetti della crisi economica, in particolare modo sulla capacità di spesa delle Pubbliche Amministrazioni, ma un elemento positivo è che sempre più spesso emerge una “regia comune” cittadina, entro cui si inseriscono diverse applicazioni avviate anche da attori distinti».

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