L’innovazione alimenta l’eccellenza italiana nel Fashion

Da un ruolo prevalentemente operativo di pura leva di efficienza e automazione dei processi, l’ICT sta assumendo sempre più, anche nelle imprese che…

Pubblicato il 01 Mag 2008

Da un ruolo prevalentemente operativo di pura leva di efficienza
e automazione dei processi, l’ICT sta assumendo sempre
più, anche nelle imprese che operano nel settore del
Fashion-Retail, la natura di driver strategico di innovazione del
business e fonte di possibili vantaggi competitivi. Anche il
vertice aziendale, di conseguenza, comincia a percepire la
Direzione ICT non più come una funzione “tecnica” di
staff, ma come una componente organizzativa sempre più centrale
e vicina al core business. Questa evoluzione, peraltro analoga a
quanto avviene in altri settori, trova ostacoli nelle dimensioni
ancora contenute delle imprese del settore e soprattutto nella
cultura dominante che è tuttora fortemente orientata al
prodotto. Potenti driver che accelerano questa evoluzione sono,
invece, i fenomeni in atto di trasformazioni strategiche ed
organizzative legate ad esempio all’internazionalizzazione,
alla crescita tramite M&A (Merger & Acquisition) ed alla
progressiva focalizzazione sulla gestione del retail. Di
conseguenza anche il CIO accresce il suo “peso”
organizzativo, essendo chiamato in molti casi a svolgere un ruolo
importante a supporto del ch’ange management.
Le tecnologie RFId, in particolare, suscitano da tempo grandi
aspettative in termini di incremento di produttività ed
accuratezza nei processi. La possibilità di identificare
univocamente ed immediatamente ogni singolo oggetto offre
opportunità potenzialmente ancora più marcate in termini di
efficacia, con applicazioni che vanno
dall’anticontraffazione alla certificazione della qualità
di prodotto fino a nuove modalità di marketing
. Le
tecnologie RFId possono essere di grande interesse per le imprese
del Tessile-Abbigliamento, per due aspetti principali: un
ambiente “favorevole” alle tecnologie ed un rapporto
positivo fra costo del tag e prezzo medio dei capi. I processi
caratteristici del comparto e la tipologia dei prodotti
(dall’abbigliamento ai profumi) non presentano infatti
caratteristiche particolari che li possano rendere
“ostili” all’RFId – come potrebbe invece
accadere ad esempio in presenza elevate masse metalliche –
e l’elevato prezzo/valore medio dei capi può rendere
trascurabile il costo di acquisto ed integrazione di un tag RFId.
Nel settore del Fashion-Retail, gli ambiti applicativi in cui le
tecnologie RFId sono da sempre oggetto di attenzione sono
principalmente: la produzione e la logistica,
dove l’impiego dell’RFId permette di estendere il
controllo sui processi produttivi, migliorarne la qualità e
velocizzare i flussi; la gestione del punto di
vendita
, dove i tag applicati sui capi permettono di
gestire l’antitaccheggio ed abilitano l’introduzione
di soluzioni gestionali innovative per il controllo dello stock e
dell’assortimento degli scaffali, riducendo così i tempi
legati alla gestione dell’assortimento e migliorandone il
controllo in tempo reale; la gestione della relazione con
il cliente
, dalla prova di autenticità al cross selling
di prodotto o di canale, fino a soluzioni come i camerini
intelligenti rese possibili proprio da tecnologie come
l’RFId; la protezione del marchio.
Ma quali sono allora le complessità legate
all’introduzione di queste tecnologie all’interno dei
processi del settore Fashion-Retail? Per comprenderlo è
necessario scindere la filiera in due parti,
l’“up-stream”, che va dalla produzione di
tessuti, semilavorati, ecc. fino all’ottenimento dei capi
confezionati ed il ”down-stream”, che si occupa del
trasferimento dei prodotti finiti al consumatore e comprende
quindi la distribuzione e la vendita. Nel primo ambito, la
“sfida” è legata alla individuazione di un tag RFId
che possa essere impiegato in tutte le fasi logistico-produttive
e sia quindi compatibile con tutti i processi caratteristici,
soddisfacendo al contempo le esigenze di estetica e vestibilità
dei capi. Il problema non è quindi rappresentato dalla
disponibilità o meno di una tecnologia compatibile con uno o
più processi critici, quanto dal fatto che, per un problema
oggettivo di rapporto fra costi e benefici, questa tecnologia
possa essere impiegata dall’inizio alla fine del processo
logistico-produttivo. Nel down-stream della filiera si è,
invece, in presenza di svariati ambiti applicativi molto
eterogenei, ognuno dei quali potenzialmente potrebbe essere
supportato dall’introduzione delle tecnologie RFId. In
questo ambito, un contesto applicativo particolarmente
interessante è quello legato alla difesa della proprietà di
marchi e prodotti e quindi alle tematiche
dell’antitaccheggio e della anticontraffazione.
Come testimoniano i risultati dell’Osservatorio RFId della
School of Management, l’interesse verso queste tecnologie e
le loro potenzialità è notevole, tanto da alimentare negli
ultimi anni un discreto fermento fra le aziende produttrici e
distri-butrici. In questo settore l’Italia è in prima
linea nello studio e nella conduzione di progetti di
sperimentazione proprio per la rilevanza che le aziende operanti
nel Fashion ricoprono a livello internazionale.

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