KPMG: c’è una via italiana all’Industria 4.0 e funziona

Una ricerca di KPMG mostra come le misure del Piano Nazionale Industria 4.0 abbiano dato buona spinta alle imprese italiane. Molta consapevolezza nel comparto industriale, ma bisogna spingere sulle PMI

Pubblicato il 14 Nov 2017

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A margine del sedicesimo Forum annuale di Comitato Leonardo, dedicato quest’anno all’Industria 4.0 e all’impatto del Piano Nazionale sul sistema Paese, KPMG ha presentato i risultati del suo studio dal titolo “Industria 4.0 per un’impresa globale: la dimensione del fenomeno, le implicazioni per il Paese, le policy”.

Lo studio parte da una considerazione di base: l’Italia sta attraversando una congiuntura economica complessivamente favorevole, con produzione industriale, fatturato, investimenti fissi lordi tutti complessivamente in crescita.
Soprattutto, ed è questo il dato più significativo, il nostro Paese in questo momento mostra tassi di crerscita più positivi rispetto alle altre economie avanzate, dalla Germania, alla Francia, alla Gran Bretagna, passando per Giappone e Stati Uniti.
Per questo motivo, KPMG ha cercato di capire se la cosiddetta “Italian Way”, vale a dire l’approccio scelto dal nostro Paese per indirizzare il tema dell’Industria 4.0 si sia in buona sostanza dimostrato più efficace rispetto alle politiche degli altri Paesi in materia.
In effetti, sottolinea KPMG, le differenze ci sono: laddove Germania, Giappone e Stati Uniti hanno scelto di finanziare i progetti di ricerca, incoraggiando la collaborazione tra le imprese e i centri come il Fraunhofer Institut, l’Italia ha scelto la via degli sgravi fiscali alle imprese, mentre Francia e Regno Unito sembrano aver preferito un approccio ibrido, che un po’ guarda alla ricerca, un po’ all’incentivazione fiscale.
In ogni caso, KPMG mantiene un tono di cauto ottimismo: è vero, in questo momento l’Italia è sicuramente best performer, ma gli interventi sono troppo recenti per stabilire con assoluta certezza un nesso di causalità tra la differenza di approccio e i risultati.

Buona la conoscenza sul Piano Nazionale Industria 4.0

Al di là dei risultati, resta comunque un fatto: il Piano Nazionale Industria 4.0 è ben conosciuto dalle imprese italiane.
Lo conosce il 75,8 per cento delle 330 imprese coinvolte nello studio, vale a dire tre quarti del campione, e la percentuale sale nell’ordine dell’80% quando il campione comprende le sole realtà del mondo industriale.
Meno impattate, e dunque meno consapevoli, sono infatti le imprese del commercio e delle costruzioni per le quali “solo” il 60 per cento del campione sembra conoscere l’iniziativa governativa.
Qualche gap di conoscenza si registra anche nelle aziende di classe dimensionale più piccola e questo dato dà una spina ulteriore a chi sostiene la necessità di coinvolgere proprio le piccole e medie imprese nei progetti di Industria 4.0.

Digital Transformation anche senza incentivi

C’è un aspetto della ricerca di KPMG che vale la pena portare in evidenza.
La società ha domandato alle aziende del campione quale sarebbe stato l’impatto sui loro investimenti in innovazione se il Piano Nazionale non ci fosse stato.
Solo il 5,6 per cento risponde che gli investimenti non sarebbero stati fatti e a fronte di quasi il 48 per cento che ammette una possibile riduzione della spesa, resta comunque un buon 44,4 per cento di imprese che dichiara che avrebbe ugualmente investito in innovazione.
Segno evidente che c’è una consapevolezza che di digital transformation c’è comunque bisogno.

Quali misure e con quali obiettivi?

Tra le misure previste dal piano, le aziende hanno acceduto o si preparano ad accedere in particolare a iperammortamento (72,4%), superammortamento (47,6%) e credito di importa per Ricerca e Sviluppo, mentre meno frequente è stato l’accesso a Fondo di Garanzia, Nuova Sabatini e Patent Box.

Ma con quali obiettivi sono stati fatti gli investimenti?
Le aspettative più alte, secondo la ricerca KPMG, guardano all’efficientamento produttivo (che raccoglie il 62,4 per cento dei consenti), ma è interessante quel 48,4% di risposte che indicano un incremento di valore aggiunto nella componente prodotto/servizio. In questo caso, KPMG fa una precisazione: l’efficientamento produttivo è al primo posto degli obiettivi delle aziende del comparto industriale, mentre l’incremento del valore aggiunto interessa alle realtà del mondo building e dei servizi.


In ogni caso, la trasformazione verso Industria 4.0 non si esaurisce qui. Il 73,2 per cento degli interpellati si aspetta un importante impatto da qui a tre anni, percentuale che supera l’84% quando si esamina il campione di imprese con oltre 250 addetti.

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