Digital Transformation

Cloud: cosa vuol dire passare dalla tecnologia al business. Risposte e visioni all’AWS Transformation Day 2018

Non è più una scelta tecnologica. Il Cloud è una scelta di business e spinge verso una cultura dell’innovazione nelle parole di Luca Giuratrabocchetta mentre il Technical Evangelist Thomas Blood parla di cenralità assoluta del cliente, di sperimentazione e ridisegno delle imprese in chiave cloud per illustrare la strategia di Amazon Web Services con la concretezza anche territoriale dei partner

Pubblicato il 10 Nov 2018

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“L’adozione del cloud non è più una scelta tecnologica, è una scelta strategica”. Il cloud è entrato in una nuova fase e adesso la focalizzazione è tutta sul business. Non ci si deve preoccupare della tecnologia, si deve pensare a come migliorare il rapporto con i clienti, a come entrare in nuovi mercati, a come aumentare la competitività in contesti in cambiamento sempre più dinamici e veloci. Luca Giuratrabocchetta, Regional manager enterprise di AWS per l’Italia porta alla tappa italiana dell’AWS Transformation Day 2018 la visione del Cloud costruita da Amazon Web Services nella logica della partnership. In uno scenario che punta a concretizzare queste visioni sul territorio italiano per la realtà delle imprese e delle PMI del nostro paese, con una strategia che punta sui partner che nella fattispecie di questo evento italiano sono rappresentati da Beetobit, BeSharp, Claranet, Deloitte, Ideato, SorintLab, Storm Reply, TechEdge, VmWare e Zero12 e che sono al Transformation Day per dimostrare che il Cloud è alla base non solo della trasformazione digitale ma della business transformation delle imprese e delle organizzazioni.

Lavorare, con il cloud, sul valore dell’idea

Luca Giuratrabocchetta, AWS Regional Manager Enterprise, Italy

Giuratrabocchetta sottolinea con forza che il Cloud permette di cambiare i modelli organizzativi e soprattutto permette di lavorare intorno al concetto dell’idea. E’ possibile distribuire in azienda la disponibilità di strumenti innovativi, per testare idee, per sperimentare e per aprire nuovi business o per verificare nuovi modelli. Il tutto si può fare con il cloud a costi molto più bassi rispetto al passato e riducendo nello stesso tempo i fattori di rischio.

Ma Giuratrabocchetta arriva anche all’altro tema rilevante per la visione dl Cloud di AWS: la possibilità di creare innovazione distribuita. Non è più necessario creare dei “poli di innovazione”, dei centri, magarti “pesanti”. Al contrario, l’innovazione può essere, per l’appunto, distribuita. E, come ricorda, ci sono esempi di aziende che sono nate in questo modo e che sono riuscite grazie al Cloud a cambiare interi mercati.

Ci sono aziende che sono nate su AWS che hanno cambiato il mondo degli hotel come AirBnB, aziende che sempre su Amazon Web Services hanno cambiato il mercato dell’intrattenimento come Netflix o aziende, ad esempio in Italia, che operano nell’ambito finanziario e dei pagamenti digitali come Satispay che stanno facendo innovazione per i consumatori finali, semplificando una operazione così frequente e così’ importante come il pagamento utilizzando la leva di trasformazione del Cloud.

Anche per questo Giuratrabocchetta sottolinea che la domanda non è più se adottare il Cloud, ma la vera domanda è come fare, quali percorsi, quali roadmap per arrivare ai propri obiettivi. Ecco che cresce la richiesta di use case e di esperienze da parte di aziende che hanno iniziato questo percorso, perché la grande richiesta che emerge intorno al Cloud riguarda proprio il tema delle competenze, degli skill necessari per sfruttare appieno tutte queste opportunità.

Cloud come cambiamento di paradigma e di organizzazione

Il Cloud è un cambiamento di paradigma e la competenza è un fattore abilitante. Il mercato europeo ha fame di competenze. Giuratrabocchetta ricorda come IDC dica che le aziende che investono nelle competenze riescono ad trasformare in vantaggi le opportunità del Cloud in una maniera che è sino all’80% più veloce. Inoltre, questa è la nuova classe di lavoratori con competenze che caratterizzeranno la tecnologia nei prossimi 20 anni. Ed è con queste figure che partono e si sviluppano le trasformazioni digitali del futuro. La sfida è attrarre le competenze giuste e farle crescere. Esistono sul mercato da anni aziende che fanno integrazione il cui lavoro è quello di sviluppare e accompagnare i piani di sviluppo delle aziende che vogliono fare un salto di qualità nella loro trasformazione digitale. E ce ne sono altre che sono Digital-native. Per tutte la sfida è interpretare correttamente e compiutamente le possibilità di trasformazione dei clienti e – soprattutto – la trasformazione digitale e la competitività dei “clienti dei propri clienti”.

La sfida, in questo senso, è oggi dunque come rispondere alla richiesta di business transformation? come usare gli strumenti in maniera diversa disponendo, come propone AWS, dei business case del Cloud e dei Cloud adoption framework che permettano a ciascuna realtà di disegnare il proprio percorso e di adattarlo in modo scalabile, sempre più veloce e con costi che siamo plasmabili su esigenze che cambiano nel corso del tempo.

Non sprecare mai una buona crisi: il valore della sperimentazione

Thomas Blood, AWS Technical Evangelist

Thomas Blood AWS Technical Evangelist porta all’AWS Transformation Day anche una provocazione rivela lo spirito appassionatamente votato all’innovazione di AWS: “Never waste a good crisis”, dice Blood,  “Non sprecare mai una buona crisi”. A prescindere dal Cloud, chi fa innovazione deve liberarsi dalla paura di sbagliare, ma “con il cloud, – afferma Blood – si può entrare e naturalmente uscire più ricchi dalle crisi ben sapendo che le crisi sono una fonte di conoscenza e di nuove idee, per chi le sa affrontare con coraggio e spirito di innovazione”. Non bisogna certo crearle, ma quando ci sono bisogna saperle sfruttare. E non bisogna nemmeno dimenticare che tutte le aziende sono oggi in trasformazione a prescindere dalla dinamicità del settore nel quale si trovano ad operare. Blood cita al proposito la trasformazione di McDonald e richiama il ruolo del Cloud per una impresa che utilizza il digitale per diventare sempre più customer centrica.

Una trasformazione culturale che si riflette anche sul Time to Market

Blood in Amazon Web Services è appunto un Evangelist che opera con enterprise executives ed è in particolare dedicato ai servizi che puntano ad accelerare lo sviluppo di progetti Cloud e l’adozione del Cloud. Con questo ruolo Blood insiste con energia sul valore della trasformazione culturale che arriva con il Cloud e che ha bisogno del Cloud e porta l’attenzione su alcuni valori che sono specifici del mondo Cloud: il time to market, la possibilità di lavorare con la massima focalizzazione sui clienti e sulla loro conoscenza, il ridisegno dei processi in chiave di flessibilità e di incoraggiamento e di sviluppo dell’innovazione. Questi aspetti, mette in evidenza Blood, sono strettamente interconnessi. Cloud vuol dire velocità e vuol dire flessibilità nell’ideare e attuare nuovi modelli e per fare questo è sempre più necessario ridurre i tempi per testare e verificare la validità di nuove idee e nuove soluzioni.

La maggior parte delle compagnie rischiano di dimenticare e di mettere in secondo piano la propria capacità di innovazione perché i processi del business quotidiano “rubano” tempo e risorse all’innovazione. Il Cloud libera risorse e permette di riportare l’attenzione sull’innovazione e di gestire il tempo nel modo giusto per capire cose si può fare e cosa si deve fare.

La centralità del cliente e la qualità del dato

C’è poi una vocazione sulla quale Blood porta l’attenzione, che qualifica AWS e sulla quale invita le imprese a indirizzare la loro cultura. Se è vero che tutte le aziende sono in trasformazione è altrettanto vero – aggiunge – che è importante costruire una innovation culture by design, che va collegata direttamente con la centralità del cliente che a sua volta vuol dire focalizzarsi sulla velocità per il cliente, misurare i risultati sul cliente e sulla qualità dei prodotti e dei servizi per il cliente.

In tutto questo il cloud è un acceleratore per cambiare il paradigma e per aumentare tanto la conoscenza del cliente quanto per testare le ipotesi e le idee, ovvero per sperimentare – misurando i risultati – gli effetti possibili dell’innovazione. L’invito di Blood parla chiaro: “bisogna smettere di fare calcoli su spreadsheet per fare prototipi e testarli e riportare, il più velocemente possibile, quei risultati sulla progettazione”. Perché per trasformarsi, le aziende devono creare un ambiente capace di accogliere e di realizzare l’innovazione e di garantire nello stesso tempo la sicurezza e la compliance.

Ridisegnare l’organizzazione grazie al Cloud

E arriviamo all’altra grande sfida che si collega a questo nuovo approccio e che risiede nella capacità di ridisegnare l’organizzazione delle aziende e la loro architettura, appunto con il Cloud e sul Cloud. Con un approccio che parte dal valore del team e delle persone e che si appoggia a logiche “leggere”. dall’agile al lean. In questo modo si possono aprire nuovi mercati e in questo modo si fa crescere l’accessibilità, la flessibilità e si riducono i costi per arrivare a nuovi clienti e per essere in anticipo sui tempi.

Ma per cambiare la cultura delle aziende, per pensare in modo innovativo, occorre anche vincere le resistenze, e anche in questo il Cloud è un potente aiuto perché consente di distribuire facilmente e velocemente le possibilità di fare trasformazione, il Cloud è “democratico” riduce le barriere di accesso alla Digital Transformation e consente a tutti di collaborare facendo leva su altri due temi che sono la chiave di lettura attuale del cloud: security e scalability.
Far crescere le performance e le opportunità di sviluppo senza rinunciare a nulla in fatto di sicurezza.

Immagini di Mauro Bellini su @mbellini3

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