Visa, un nuovo Innovation Center per sviluppare l’IoT dei pagamenti

Inaugurata la struttura di Paddington, a Londra. Mille metri quadrati dove sviluppatori, clienti e partner, attraverso la Developer Platform e con il contributo di IBM Watson, potranno sperimentare nuove soluzioni da offrire al mercato europeo

Pubblicato il 11 Feb 2017

visa innovation center london

Fino a dieci anni era difficile anche solo immaginare il modo in cui si sarebbero evolute la struttura e l’offerta di Visa. Certo, l’e-commerce era in buona parte del mondo una realtà già affermata, e l’idea che i sistemi di pagamenti stessero gradualmente dematerializzandosi, andando anche oltre la pratica consolidata delle carte, era chiara a tutti. Ma il Mobile prima e l’Internet of Things dopo hanno scardinato in pochissimo tempo le poche certezze che non solo Visa, ma chiunque operi nel mondo delle transazioni elettroniche, ha maturato prima della digital disruption. L’esperienza di pagamento sta diventando multipiattaforma, multidevice e sempre più liquida, integrata nel processo di acquisto, a prescindere che sia on line o sul punto vendita fisico. I consumatori richiedono semplicità d’uso e sicurezza per le proprie operazioni, i merchant pretendono altrettanto, manifestando inoltre l’esigenza di sistemi economici e affidabili. Una risposta univoca a questa rivoluzione non esiste, ed è per questo che Visa ha cominciato ad aprire in tutto il mondo i suoi Innovation Center, hub dedicati alla ricerca e alla co-creazione aperti a sviluppatori, Fintech startup partner e soprattutto clienti. Dopo il merger tra Visa e Visa Europe, assume particolare rilievo l’inaugurazione del centro di Londra, all’interno dell’headquarter di Paddington, avvenuta la scorsa settimana.

Occhi puntati sull’Europa

Internet of Things, Realtà Virtuale, riconoscimento biometrico e Blockchain saranno il pane quotidiano dei ricercatori chiamati a lavorare negli oltre mille metri quadrati messi a disposizione ai clienti europei, che ora possono accedere alla Visa Developer Platform, «un ambiente in cui sia facile e soprattutto rapido avere successo oppure fallire», spiega Bill Gajda, SVP Innovation and Strategic Partnerships di Visa. L’apertura del polo di Londra (il più vasto del network, composto dai centri di Miami, New York, San Francisco, Berlino, Tel Aviv, Dubai e Singapore) permette al gruppo – che ora gode a livello mondiale di una visione unificata su circa 16.800 istituti finanziari, per un bacino di 3,2 miliardi di consumatori e movimentazioni di denaro per 8,2 trilioni di dollari – di indirizzare le esigenze del Vecchio continente. Un mercato dinamico e complesso, sia per l’effervescenza del settore Fintech (che proprio a Londra ha il suo centro nevralgico) sia per le condizioni sfidanti dell’apparato regolatorio, a partire dall’introduzione della PSD2. Il prossimo balzo nel Vecchio continente prevede l’estensione del Visa Token Service (alla base di tecnologie come quelle adottate da Apple Pay e Android Pay per il mobile payment) a 12 nuovi mercati, dopo il lancio in Francia, Irlanda, Polonia, Svizzera e naturalmente Gran Bretagna. Anche se non ci sono conferme in tal senso, è probabile che nel novero dei 12 ci sia pure l’Italia, dove si fanno sempre più insistenti i rumor che parlano di un imminente sbarco di Apple Pay.

Così gli oggetti diventano un tramite per i pagamenti

Intanto Visa ha già realizzato diversi prototipi di applicazioni che travalicano il concetto di mobile payment e aprono le porte dell’Internet of Things propriamente detto: veicoli connessi, smart home, realtà aumentata e virtuale sono gli ambiti su cui è già possibile toccare con mano i risultati delle attività di R&D avviate con partner e sviluppatori esterni. A partire dall’esperienza che offre Alexa, l’assistente domestico di Amazon già presente nelle case di quattro milioni di americani. La piattaforma ascolta gli ordini impartiti a voce dagli utenti e autorizza trasferimenti di denaro direttamente dal sofà di casa. Il SUV Bentley che fa bella mostra di sé nella neonata struttura di Paddington è un computer a quattro ruote dal quale si può fare la spesa o acquistare servizi senza distogliere le mani dal volante. Gli NFC Rings (anelli che contengono un chip contactless collegato a una carta prepagata), già entrati in fase pilota in Europa, permettono di effettuare pagamenti semplicemente avvicinando le nocche della mano a un comune POS. I visori VR consentono di comprare biglietti per eventi allo stadio (che nella vision del top management del gruppo diverrà presto una struttura totalmente cashless) e amplificheranno l’esperienza di consumo nel Retail. Quando si parla di IoT e pagamenti è difficile non chiamare in causa la Blockchain. Londra farà la sua parte in questo senso? «Nel centro di San Francisco sono già attivi su questo fronte», risponde Jim McCarthy, EVP Innovation and Strategic Partnership, precisando che Visa collabora con la startup Fintech californiana Chain specialmente in ambito commerce. «I prototipi sviluppati sulla tecnologia Blockchain stanno generando buoni risultati. Puntiamo prima di tutto all’innovazione che permetterà di abbattere tempi e costi nelle operazioni transfrontaliere».

L’alleanza con IBM e l’approccio open

«I pilastri su cui poggeranno le operazioni del nuovo hub sono l’approccio human-centered, il design thinking e il rapid prototyping», conferma Bill Gajda. «Negli ultimi anni», continua il manager, «il nostro obiettivo è stato destrutturare Visa e ricostruirla per passare da lunghi cicli di sviluppo alla capacità di lavorare simultaneamente su più flussi progettuali». Anche se McCarthy tiene a sottolineare che nonostante «Visa sia attualmente considerata una card company, ci siamo fin dalle origini connotati come una piattaforma di servizi intangibili, quindi software. La rivoluzione del digitale non ha fatto altro che innescare una trasformazione che, rimarcando le radici del nostro valore, ci porterà dal mondo delle carte di plastica ai sistemi di pagamento accessibili da qualsiasi device».

Un’impresa possibile anche grazie all’accordo di collaborazione appena siglato con IBM in occasione di un’altra importante inaugurazione, quella del nuovo centro Watson di Monaco. Sarà per l’appunto l’intelligenza di Watson a supportare Visa nella gestione delle operazioni a cavallo di molti dei 20 miliardi di oggetti connessi che dovrebbero comporre il mercato dell’IoT nel prossimo triennio. Grazie alle possibilità offerte dalla Visa Developer Platform e da Watson gli sviluppatori potranno agganciarsi alle API e agli SDK (Software Development Kits) messi a disposizione per formulare nuovi servizi da sperimentare in appositi sandbox, «ambienti aperti e sicuri, a cui tutti i partner possono accedere per testare le soluzioni», garantisce McCarthy.

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