L’automotive lancia un ponte verso il 5G: è il “vehichle to everything”

l sistema con microprocessori Qualcomm è in sperimentazione presso le principali case automobilistiche globali. Uno standard di comunicazione che può già essere operativo, ma che con le reti di quinta generazione potrà accompagnare al passaggio vero le self driving car

Pubblicato il 05 Set 2018

Qaulcomm-C-V2X

Le sperimentazioni sono già in corso a bordo delle vetture delle principali case automobilistiche, in Europa (in Francia e Germania) come negli Usa, per arrivare al Giappone e alla Corea, per sperimentare una tecnologia che si propone come lo snodo che potrà condurre le attuali “connected car”, e la loro evoluzione, fino alla guida autonoma che sarà abilitata dal 5G, e che potrà svilupparsi dal punto di vista commerciale tra il 2021 e il 2022. Si tratta della tecnologia C-V2X, Cellular Vehicle to Everytinhg, che Qualcomm ha recentemente presentato nelle principali fiere del settore auto. 

Supportata dai microchip Qualcomm 9150 C-V2X, questa tecnologia “servirà – spiega Riccardo Calabro, director of product marketing di della multinazionale statunitense – a rendere le strade più sicure, a razionalizzare i flussi di traffico e a supportare in futuro l’ingresso sul mercato delle self driving car. 

La C-V2X arriverà a bordo delle prime automobili già nel 2019, ma sarà soltanto il primo passo verso uno sviluppo molto più ampio, dal momento che la tecnologia è perfettamente compatibile con il 5G, che ne amplificherà le possibilità grazie alla velocità delle connessioni e alla bassissima latenza, elementi essenziali per arrivare a mettere in strada le auto senza pilota sfruttando al massimo le potenzialità dell’Internet of things abilitato dal 5G.

Tre le “direzioni” di comunicazione che saranno attivate dal C-V2X: la Vehicle to vehichle, che consentirà ai mezzi di scambiarsi direttamente informazioni, la Vehicle to Roadside Infrastructure, che metterà le auto in comunicazione con i sensori fissi che saranno installati sulle strade e la Vehicle to pedestrian, che consentirà lo scambio di dati tra le automobili e i device utilizzati dai pedoni.

“La tecnologia C-V2X – spiega Calabro intervenendo a un webinar organizzato da Autootive World – connette l’auto alle altre auto e agli oggetti cirsostanti: per questo possiamo considerarla come un punto di partenza per aumentare la sicurezza stradale, e potrà estendere le proprie potenzialità con l’arrivo del 5G, grazie a un sistema di comunicazione indipendente e complementare rispetto alle reti di comunicazione esistenti”.

“Il consumatore oggi si aspetta di avere in auto lo stesso livello di connettività che ha in casa”, prosegue Calabro, che spiega come in vista del 5G una tecnologia come il C-V2X possa essere fondamentale nell’automotive soprattutto per i mission critical services, tra i quali la guida autonoma. Dopo il primo step del 5G relativo ai servizi tlc, l’estensione del nuovo standard ai mission critical services è previsto tra il 2021 e il 2022, e per quella data il V2X potrà dispiegare tutte le proprie potenzialità nella condivisione in tempo reale dei dati generati dai sensori, fino ai servizi di “guida coordinata”, in uno scenario in cui le nuove versioni della tecnologia saranno compatibili con quelle precedenti, per contribuire alla creazione di un “ecosistema”. 

“La corsa all’auto a guida autonoma è già partita – afferma Calabro – e in questo contesto C-V2X è già disponibile, le case automobilistiche lo stanno già sperimentando, e potrebbe diventare uno standard di riferimento, perché consentirà alle connette car di migrare in modo naturale sul 5G quando il nuovo standard inizierà a essere utilizzato: oggi abbiamo già a disposizione la tecnologia che sarà la base per la guida autonoma”. 

In attesa di quel momento, il C-V2X offre gioghi vantaggi importanti sia alle case automobilistiche sia agli utenti finali: “Alle prime – conclude Calabro – consente di adottare una soluzione complementare che va nella direzione delle auto a guida autonoma, mentre ai consumatori offre la possibilità di viaggiare su strade più sicure, dove il traffico può essere razionalizzato grazie all’utilizzo dei dati scambiati tra i veicoli”. 

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