Strategie

L’innovazione entra in ospedale

Un sistema informativo organizzato per processi e incentrato sul paziente. Lo sta realizzando il team guidato da Carla Masperi, CIO del San Raffaele, una delle principali strutture ospedaliere di Milano, con oltre 1000 posti-letto e 58mila ricoveri all’anno  

Pubblicato il 01 Giu 2009

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Carla Masperi, Laurea in Economia e Commercio all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, inizia la sua attività in Ibm ricoprendo diverse posizioni nell’ambito dei servizi professionali e delle vendite. Prosegue la sua carriera professionale in Sap dove, con responsabilità manageriali crescenti, rimane per dieci anni maturando una significativa esperienza in progetti di rinnovamento di sistemi informativi aziendali. Dopo una permanenza nel gruppo Reply, da due anni e mezzo è CIO della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor. La Fondazione è in particolare conosciuta per l’ospedale San Raffaele, un Istituto di Ricovero e Cura a carattere scientifico di alta specializzazione per le più importanti patologie, nonché centro di ricerca per la medicina molecolare, il diabete e le malattie metaboliche, le biotecnologie e le bioimmagini. L’ospedale rappresenta una delle principali strutture di riferimento della città di Milano, con i suoi 1.083 posti-letto, 58.200 ricoveri, 25.700 interventi chirurgici, 57.900 accessi al Pronto Soccorso e oltre 7 milioni e 200mila tra prestazioni ambulatoriali e esami di laboratorio.

Carla Masperi entra in Fondazione con l’obiettivo di guidare il processo di rilancio dei sistemi informativi interniattraverso un delicato processo di trasformation e change management. Le iniziative si sono concentrate sul consolidamento delle scelte che hanno portato all’implementazione del nuovo sistema informativo ospedaliero, sull’introduzione e sul miglioramento dei servizi rivolti agli utenti oltre che una completa rivisitazione dell’infrastruttura tecnologica.

Qual è oggi il contributo potenziale dell’IT e il ruolo dei Sistemi Informativi all’interno dell’ospedale?

Credo che l’Information Technology ricopra un ruolo trasversale rispetto alle altre Direzioni Aziendali e che non ci sia un nuovo progetto con respiro strategico che non abbia correlazioni con il sistema informativo aziendale. Questo vale per tutti i settori merceologici e pertanto anche per la Sanità. In particolare, nel settore healthcare, l’IT può giocare un ruolo fondamentale per il miglioramento dei processi di cura – in termini di produttività e qualità – abilitando l’eliminazione di attività duplicate, di ridondanze dei dati e contribuendo in modo significativo alla riduzione del rischio clinico.
Affinchè le Direzioni Aziendali possano comprendere il reale contributo dell’IT al miglioramento dei processi aziendali occorre creare un terreno di confronto: pertanto è importante che il CIO sappia parlare “la lingua” dei suoi interlocutori e sappia tradurre in benefici tangibili quanto l’IT nello specifico può fare implementando certi progetti. Un’IT efficace è anzitutto un’IT “credibile”: un’IT che si è guadagnata la fiducia. Solo così può realmente fungere da traino al cambiamento e all’innovazione. Il fatto poi che la Direzione Sistemi informativi riporti direttamente alla Direzione Generale e sia coinvolta su tematiche di alto livello, anche strategiche, favorisce la visione complessiva dei processi aziendali e il conseguente “allineamento”delle iniziative IT ai reali bisogni delle direzioni utenti.

Da quante persone sono composti oggi i Sistemi Informativi del San Raffaele?

La direzione ICT è composta da 45 persone, suddivise in quattro funzioni di Line e due di Staff. Lo Staff si occupa del controllo dei costi e del rispetto degli SLA da parte dei fornitori, mentre nelle Line sono presenti quindici persone dedicate al supporto applicativo, quindici dedicate alle operations, cinque dedicate alle architetture e alla sicurezza e cinque concentrate sull’analisi di processo. La Direzione ICT è focalizzata sulla parte operativa e di supporto applicativo: sono presenti venticinque FTE appartenenti alla gestione delle attività operative e otto FTE che si occupano di Project Management, responsabili della conduzione dei vari progetti. Ogni funzione di Line è presidiata da un manager che si occupa di gestire e coordinare le risorse a diretto riporto e definire piani e carichi di lavoro.

Quali sono i principali obiettivi che guidano il piano strategico ICT per il prossimo futuro?

L’attuale piano strategico prevede il completo rinnovamento del Sistema Informativo Ospedaliero con l’obiettivo di implementare una gestione integrata (clinico-amministrativa) del paziente. Ci aspettiamo una notevole semplificazione dei processi oltreché una maggior efficienza evidente nella riduzione dei costi e in un aumento dei livelli di servizio verso il paziente. Un presupposto fondamentale per realizzare una piattaforma integrata è la definizione di un MPI (Master Patient Index) ovvero un insieme di funzionalità e processi organizzativi tesi a rendere “unico” il dato anagrafico del paziente, in modo che ogni processo di cura possa essere riferito in modo certo ad uno e un solo paziente, con evidenti vantaggi in termini di riduzione del rischio clinico.

Nello specifico in Fondazione abbiamo introdotto due piattaforme: Sap, per l’Erp con il verticale per la Sanità Is-h e Ish* med per i processi di assistenza e il clinical order, e la piattaforma di e-Health Solution Itaca (basata su tecnologia Java). Itaca definisce i dati clinici, mentre Sap si occupa dell’aspetto amministrativo del processo di cura: tutte e due piattaforme sono accedute da parte dell’utente attraverso un portale. La scelta di due piattaforme riconosciute a livello internazionale rientra nella convinzione della Fondazione che guardare al mercato globale rappresenti uno stimolo ad implementare soluzioni sempre più innovative. Ne risulta, pertanto, un sistema informativo aziendale organizzato per processi e con al centro il paziente, attorno al quale ruotano tutte le informazioni clinico amministrative ad esso relative.

La documentazione clinica di ogni paziente è raccolta in un repository (più comunemente noto come EPR Electronic Patient Record) ove la storia clinica è facilmente rintracciabile. Uno degli obiettivi importanti per il prossimo futuro sarà la progressiva dematerializzazione di tutta la documentazione clinica legata al paziente attraverso il completamento della cartella clinica Fondazionale.

Come è maturata e cosa ha comportato la scelta di rinnovare il Sistema Informativo Ospedaliero?

Da un lato la scelta del cambiamento è stata dettata dall’obsolescenzatecnologica del Sistema presente in Fondazione (i primi rilasci sono avvenuti a fine anni 80) dall’altro la volontà di implementare nuovi processi (web based: per esempio prenotazioni on line e consegna referti) capaci di facilitare la relazione con i pazienti e quindi di limitare l’accesso alla struttura al momento della sola fruizione della prestazione. Sul fronte propriamente clinico la realizzazione dell’EPR a livello Fondazionale, garantito dall’univocità dei dati relativi ai pazienti, costituisce un prezioso strumento per l’attività dei clinici. Inoltre piattaforme tecnologicamente all’avanguardia permetteranno la fruizione dei processi in modalità wireless e all’occorrenza, sfrutteranno la tecnologia RFId che potrebbe imporsi in modo significativo nei prossimi anni. Un cambiamento di tale portata ha richiesto un forte coinvolgimento della Direzione Generale e delle diverse funzioni aziendali chiamate a validare delle modalità operative non più basate su singole funzioni ma con l’attenzione alla gestione dell’intero processo. Ne è derivata una maggior consapevolezza dei vantaggi derivanti dal corretto uso dell’IT e un coinvolgimento diretto che ha favorito una visione condivisa dell’azienda e degli obiettivi che insieme si volevano raggiungere. Così, un progetto apparentemente di natura informatica, è in realtà un progetto di portata aziendale dove tutti gli attori si sono sentiti parte attiva, direttamente coinvolti.

State lavorando ad un progetto di cartella clinica elettronica? Quali sono le principali caratteristiche che dovrebbe avere la soluzione per rispondere alle vostre esigenze ?

Io credo che oggi in sanità vi sia la forte esigenza di poter accedere alla documentazione clinica del paziente in maniera veloce e sicura, e che sia possibile poterlo fare con un approccio polispecialistico. È necessario che ci sia uno strumento dinamico e che possa essere aggiornato con semplicità: l’idea è quella di avere in ogni momento un quadro fedele sullo stato di salute del paziente. L’ospedale non è più solo il luogo della cura, bisogna riuscire ad abbandonare la vecchia visione e cominciare a pensare che gli strumenti devono assicurare anche la continuità della cura e di conseguenza predisporli. A oggi nella struttura è presente un EPR, che consente la consultazione della storia clinica di ogni paziente in cura presso la Fondazione e la compilazione della lettera di dimissioni. Nei prossimi 18-24 mesi è prevista l’integrazione anche di tutta la parte del diario clinico e infermieristico e la somministrazione dei farmaci, a valle di un processo di definizione di un minum data set, valido per tutta la Fondazione.

Come vive il fatto di essere una delle poche donne in Italia ai vertici di una grande struttura ICT? La sua esperienza le suggerisce qualche consiglio per le professioniste più giovani?

Non vedo questo aspetto come un fatto peculiare: credo rientri nel più generale problema che in certe posizioni, almeno in Italia, le donne sono ancora poche. Probabilmente è frutto di un ricambio generazionale che nel tempo porterà ad un progressivo riequilibrio tra uomini e donne in certe posizioni di vertice. Alle giovani donne alle prese con la costruzione del loro percorso di crescita professionale vorrei dire di acquisire consapevolezza delle proprie capacità e di porre molta attenzione all’acquisizione di skills e competenze diversificate in modo da costruire un profilo completo e “rotondo”.

Il mercato del lavoro oggi richiede persone capaci di modellare velocemente le loro competenze al ruolo richiesto e di non sentire mai esaurito questo compito: i ruoli evolvono velocemente per cui è richiesta una velocità di adattamento che può in certe professioni, diventare un fattore critico di successo. Certamente il ruolo del CIO lo è: si tratta di un ruolo in forte evoluzione i cui contorni non sono cosi chiari. Sicuramente è richiesto un salto di qualità nel ruolo, una “discontinuità” rispetto al passato: occorre sapersi mettere in gioco, essere capaci di acquisire credibilità aziendale attraverso la comprensione del contesto in cui si opera, attraverso un dialogo aperto con i colleghi delle altre direzioni. Quella credibilità che permette al CIO di diventare un vero promotore di innovazione e cambiamento. E di fronte a queste sfide, credo che le donne possano giocare un ruolo importante nel futuro.

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