L’ecosistema di Ibm, la consulenza di Bip, la competitività secondo Sacco e la case history Industria 4.0 di Dallara

La tavola rotonda dedicata all’attuazione concreta dell’Industry 4.0 a #360SummitIndustria40 rivela come sia importante Fare Sistema, definire Road Map chiare, puntare su un leapfrog e unire pensiero e azione

Pubblicato il 27 Gen 2017

Industry 4.0 360 Summit tavola rotonda attuazione

«Non dobbiamo perdere questo treno», afferma Francesco Sacco, docente della Bocconi – nella tavola rotonda dedicata all’attuazione concreta del Piano Nazionale Industria 4.0 in Italia, e ricorda che il nostro paese (a differenza di altre economie) non ha saputo approfittare del fenomeno Internet e della digitalizzazione e ha, anzi, perso progressivamente competitività. «L’Industry 4.0 è un’occasione unica per rilanciare la nostra economia – ricorda Sacco – ma è necessario fare in fretta e fare un salto doppio o triplo, un leapfrog, e occorre riportare l’attenzione sulla manifattura, sui prodotti, sul valore della produzione».

Francesco Sacco, docente dell’Università Bocconi

Sacco ricorda anche un tema di urgenza nell’agire perché altri paesi stanno già correndo. E poi non bisogna limitare lo sguardo verso l’Industry 4.0 pensare solo all’efficienza o al tema dell’integrazione, ma è necessario indirizzare la creatività del Made in Italy verso nuovi percorsi, mettendo in discussione modelli affermati anche per sviluppare ed esplorare nuovi modelli di business. L’esempio del passaggio dal prodotto al servizio è una delle chiavi di lettura che possono aprire nuove opportunità per recuperare velocemente competitività».

Carlo Maria Capè, Amministratore Delegato Bip e Presidente Assoconsult

E’ importante partire, è importante fare in fretta ma è anche importante – molto importante – fare bene. Per questo, osserva, Carlo Maria Capè, Amministratore Delegato di Bip e presidente di Assoconsult, dare conoscenza alle imprese, aiutarle a capire dove si trovano esattamente, come possono partire e come devono andare avanti e per questo è necessario dotare il management di professionisti all’altezza». L’Industria 4.0 è una grande sfida che per essere avviata ha bisogno di un processo decisionale chiaro e di figure adeguate. «In questo senso, il percorso verso l’innovation management è fondamentale, e senza un Chief Innovation Officer si rischia di navigare a vista e di non affrontare adeguatamente la digital trasformation». Capè sottolinea anche l’importanza del ruolo della consulenza per definire delle roadmap specifiche, che tengano conto delle particolare realtà delle singole aziende e del contesto nel quale operano.

Alessandra Santacroce, direttore relazioni istituzionali di IBM Italia

«Fare Sistema». Il messaggio di Alessandra Santacroce, Direttore Relazioni Istituzionali di IBM Italia, richiama senza esitazioni alla necessità di credere in questa sfida e di crederci tutti, perché è il momento giusto. «IBM ci crede – afferma – e per questo ha presentato il suo Point of View sull’Industry 4.0 e ha un team dedicato proprio a questo mercato. Su questo tema, poi, ci sono le risorse di sviluppo tecnologiche che, ad esempio, a Monaco vedono l’attivazione di uno dei più importanti centri dedicati allo sviluppo negli ambiti dell’IoT e del Cognitive Computing: il Watson IoT Center». Con questo piano, Santacroce osserva che arriva anche una visione d’insieme per l’industria, per lo sviluppo dell’IoT nelle imprese e in tutti gli ambiti applicativi. Ma Santacroce ricorda anche che il vero ruolo di driver spetta alle aziende, perché «passa attraverso la loro azione la capacità di restituire la competitività all’Italia».

Nei fatti e nella concretezza dei progetti, poi, Santacroce ricorda che la centralità dell’Industry 4.0 è nei dati, nella conoscenza, nella capacità di disporre di soluzioni, come il Cognitive Computing, che permettono di accelerare l’innovazione partendo dalla conoscenza. Infine, la capacità di coinvolgere e arrivare a tutte le imprese. Grazie all’ecosistema di partner e al ruolo di Service Intergrator, IBM è in grado di portare anche alle medie e alle piccole imprese le soluzioni più evolute e la capacità di sostenere innovazioni di filiera, di distretto e territoriali.

Alessandro Berzolla, oo di Dallara Automobili

Con Dallara Automobili #360SummitIndustry40 porta all’attenzione dei partecipanti una case history di eccellenza nell’Industry 4.0 che arriva da lontano. «E’ stato un momento di crisi, dieci anni fa – racconta Alessandro Berzolla, Chief Operating Officer di Dallara Automobili – a portare la nostra impresa nella direzione della digital transformation. In quel momento la scelta è stata quella di lavorare sulla conoscenza, abbiamo lavorato sui processi e abbiamo focalizzato l’attenzione sul tema della velocità, anche per cambiare i paradigmi che governano i passaggi dall’idea al prodotto. Uno dei problemi che volevamo risolvere, e che abbiamo risolto, è quello della lentezza fra pensiero e produzione, che rappresentava un freno per l’innovazione». E per una azienda come Dallara che “vende velocità” la rapidità nel passare dall’idea alla produzione è un fattore vincente.
Con questa scelta è iniziato un percorso che ha portato Dallara a passare da 140 a più di 600 dipendenti e a vivere una trasformazione radicale, da impresa di engineering a società che lavora sulla conoscenza. Uno sviluppo sostenuto prima di tutto e soprattutto dalla costante attenzione allo sviluppo delle competenze e al sostegno responsabile alla crescita del territorio nel quale opera. La convinzione del CEO dell’azienda, Andrea Pontremoli, che «nessuna azienda può essere competitiva se non è competitivo il territorio nel quale si trova» attribuisce a Dallara un ruolo speciale, di guida, per tutte quelle imprese della filiera che direttamente e indirettamente devono partecipare al processo dell’Industria 4.0.

Ma Alessandro Berzolla ricorda anche che nell’innovazione e nell’Industry 4.0 serve il coraggio di rompere gli schemi e di guardare oltre e racconta la storia di come Dallara è arrivata a creare un simulatore unico al mondo, che permette alle imprese dell’automotive di testare e provare nuovi prodotti prima ancora che vengano realizzati, accelerando in questo modo tutto il processo di ingegnerizzazione e produzione. «In Dallara era nata l’idea di dare vita a un simulatore che potesse replicare in tutto e per tutto una nuova vettura – racconta – e che fosse al tempo stesso in grado di permettere a un pilota di salire a bordo e sperimentare la risposta dell’auto alle condizioni più estreme. Abbiamo posto questo obiettivo a ingegneri preparati ed esperti. con grande esperienza. e hanno giudicato il progetto impossibile. Allora il top management ha voluto rompere gli schemi, nella convinzione profonda di realizzare un progetto strategico come quello del simulatore». A questo punto, prosegue, abbiamo incaricato dei giovani ingegneri “senza esperienza”, ma con tantissima passione e motivazione e proprio loro sono riusciti in questa impresa anche «perché non sapevano che era impossibile».
Adesso il simulatore è uno dei fiori all’occhiello di Dallara, con grandi marchi e piloti che testano nuovi prodotti senza la necessità di scendere in pista. Il simulatore è poi la rappresentazione di un altro concetto che sta al cuore della filosofia Dallara: «bisogna imparare a sbagliare» e il simulatore è uno strumento che consente di “sbagliare” riducendo al massimo i costi e aumentando al massimo la velocità di correzione degli errori stessi. E torniamo ancora al tema della velocità, che è uno dei paradigmi dell’Industry 4.0 e della stessa Dallara, non solo perché è un’azienda che “vende velocità” ai team che scendono in pista ogni domenica in ogni parte del mondo, ma anche perché è la velocità che i clienti, i team, chiedono, ad esempio per fare prototipazione, grazie all’utilizzo del 3D Printing, magari per dare una risposta – in tempo reale – al problema di una vettura che deve scendere in pista dall’altra parte del mondo. Dallara è poi la dimostrazione di come l’Industry 4.0 sia possibile, anzi necessaria, anche in imprese di medie dimensioni ed è un valore che coinvolge tutto il territorio, sia per le imprese che operano direttamente e indirettamente sui progetti, sia per lo sviluppo della formazione e delle competenze che fanno crescere la cultura professionale del territorio stesso.

27 Gennaio 2017

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