IDC sul mercato IoT: in Italia cresce del 20% ogni anno e nel 2020 sfiorerà i 35 miliardi di dollari a fronte di una spesa globale di 1.300 miliardi

È soprattutto il comparto manifatturiero a far decollare il fenomeno dell’Internet delle cose, che investe in queste tecnologie più di trasporti e utilities insieme. Il ruolo di analytics e Big Data e l’accelerazione impressa dai progetti di digital transformation

Pubblicato il 21 Feb 2017

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L’Internet of Things si conferma come fenomeno reale (non più trend) anche in Italia. Sono molte, infatti, le aziende che nei vari comparti economici si dicono pronte ad andare oltre progetti pilota e test per implementare progetti su scala industriale. A sostenerlo è l’ultima IDC Worldwide Internet of Things Spending Guide”, che fotografa il mercato IoT in oltre 50 Paesi del mondo. Globalmente, la spesa IoT sfiorerà i 1.300 miliardi di dollari di turnover nel 2020 e le tecnologie hardware rappresenteranno la maggior voce di spesa per il comparto dell’Internet delle Cose nel prossimo triennio, seguite dai servizi, dal software e dalla connettività.

Secondo il report, anche il Belpaese ha compreso perfettamente la portata del fenomeno e infatti la spesa IoT in Italia supererà i 35 miliardi di dollari nel 2020, con un tasso medio annuo di crescita composita (CAGR) nel quinquennio 2015-2020 del 19,5%.

Saranno soprattutto tre mercati verticali a sancire la definitiva consacrazione del fenomeno – manifatturiero, trasporti e utility – con l’industria che, da sola, ha investito nel 2016 quasi 180 miliardi di dollari in progetti IoT, più di quanto speso dagli altri due comparti – trasporti e utility – messi insieme.

Emergono nuovi fenomeni

Nel parere degli analisti di IDC, i principali driver che guideranno il mercato IoT nei prossimi anni saranno la digital transformation (DX), la computer intelligence basata sui dati (i dati come capitale digitale) e l’Industry 4.0.

Tra i fenomeni emergenti in grado di impattare in maniera più o meno decisa sull’IoT, IDC ne evidenzia soprattutto tre. Anzitutto, l’avvento delle piattaforme open data: entro il 2018, queste diventeranno la frontiera in termini di piattaforme, generando però una certa confusione nelle aziende che già hanno investito in soluzioni e piattaforme IoT. Ancora, la convergenza tra analytics e IoT per cui, entro il 2019, tutte le attività e gli sforzi dell’IoT faranno convergere gli analytics con sistemi di machine learning istruiti su dati strutturati e non (data lake, marts, store di contenuti), sfruttando capacità di elaborazione che andranno dal centro della rete fino alle sue periferie. Infine, altro fenomeno che contribuirà a delineare in maniera decisa il futuro dell’IoT sarà il cosiddetto “Edge”, per cui entro il 2019, almeno il 40% dei dati IoT creati da oggetti intelligenti sarà memorizzato, processato, analizzato e addirittura sfruttato con la decisione di azioni dedicate, direttamente alla periferia della rete, senza passare dal data center.

21 Febbraio 2017

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