C’è bisogno di cloud nel manifatturiero 4.0: serve una nuova visione per i dati

Per Dionigi Faccenda, Sales and Marketing Director di OVH Italia, non c’è Industria 4.0 senza cloud e, soprattutto, senza un cloud aperto

Pubblicato il 07 Apr 2017

ovh datacenter

Industria 4.0 e dati sono un binomio indiscutibile. Del resto, la crescente automazione dei processi, la connessione continua tra persone, persone e dispositivi e tra i dispositivi è alla base di quella che viene definita “quarta rivoluzione industriale” ed è da questa connessione continua che deriva un flusso incessante e crescente di dati.

Per Dionigi Faccenda, Sales and Marketing Director di OVH Italia, questa grande quantità di dati che caratterizza l’evoluzione digitale del manifatturiero rappresenta al tempo stesso un problema e un’opportunità: “Il problema è quello di gestirli e proteggerli mantenendoli disponibili ad attività di business che sono sempre più in tempo reale, l’opportunità è invece quella di sfruttarli per offrire prodotti e servizi sempre più personalizzati, in modo da poter rispondere in modo puntuale alle necessità dei singoli utenti, individuali o aziendali, non fa differenza. Gli ambiti di applicazione possono essere i più vari, dalla robotica alla domotica, dall’efficientamento della supply chain all’intelligenza artificiale, fino alla realtà virtuale e aumentata”.

Il cloud è imprescindibile nei progetti di Industria 4.0

Qualunque sia l’ambito di applicazione, il comune denominatore resta uno: il fatto di non poter prescindere da un’infrastruttura di tipo cloud.
“È una evoluzione complessa e completa al tempo stesso, che diventa particolarmente virtuosa quando i dati raccolti nel corso dei vari step vengono analizzati in modo esteso ed approfondito, per raggiungere nuovi livelli di efficienza”, prosegue Faccenda, sottolineando come con una visione di insieme sui processi aziendali in corso sia possibile mettere in luce possibili aree di miglioramento, relative alle singole attività ma anche all’approccio complessivo.
Arriviamo dunque all’analisi dei dati in un’ottica di business, per quale è necessario disporre di nuove competenze, non necessariamente prettamente tecnologiche.

Ecco allora che in questo percorso gli IT provider assumono un ruolo di enabler, in grado dunque di abilitare le aziende ad affrontarlo.
Nulla di questa evoluzione sta in piedi senza il cloud, o meglio ancora senza un cloud aperto, che faccia riferimento agli standard di mercato per esporre ed integrare i dati e per interagire con infrastrutture esterne, che siano locali o cloud di altro tipo. E poi ci vogliono le API, le interfacce di programmazione che consentono di mettere in collegamento tra loro sistemi e applicazioni, rendendone possibile apertura, interazione e integrazione”.

Per OVH il momento di affrontare queste tematiche è adesso. È adesso che i responsabili aziendali, e non solo quelli IT, devono analizzare lo scenario per poter consentire alla loro organizzazione di essere pronta ad affrontare le sfide di un mercato competitivo, sfruttando al meglio la leva tecnologica già disponibile.

“Apertura, flessibilità e interoperabilità ne sono le vere parole d’ordine, assieme all’automazione e alla capacità di analisi che attengono a tutto il mondo dei Big Data e della business analytics, che ne sono pillar altrettanto fondamentali” è la conclusione di Faccenda.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 4