L’Industria 4.0 non è solo una rivoluzione industriale: «E’ una Rivoluzione Culturale che è destinata a cambiare non solo il modo di produrre e di organizzare il lavoro nelle imprese, ma tutto il sistema delle relazioni tra le imprese stesse e tra le imprese e i clienti finali, e il modo di portare valore verso i consumatori che possano contare su prodotti intelligenti e su una nuova forma di conoscenza». E quello della conoscenza unito a quello dell’urgenza sono due dei grandi temi che hanno caratterizzato il convegno dedicata a La Via Italiana all’Industria 4.0, l’evento organizzata da Cisco in collaborazione con EconomyUP e Internet4Things del Gruppo Digital360

Per Marco Taisch, Full Professor of Operations Management and Advanced and Sustainable Manufacturing al Politecnico di Milano, non ci si deve limitare a considerare l’Industria 4.0 come una nuova Rivoluzione Industriale, ma siamo davanti a «una “Rivoluzione delle Rivoluzioni” – afferma -. Perché questa è prima di tutto una “Rivoluzione Culturale” che incide direttamente sul modo di fare azienda ed è in grado di cambiare l’intero sistema di relazioni tra imprese e tra imprese e consumatori.

Qualunque sia il punto di osservazione, industriale o culturale, questa rivoluzione ha i tempi stretti. «Occorre fare presto per recuperare competitività e con il Piano Nazionale Industria 4.0 del Governo Italiano (Piano Calenda) e con lo scenario competitivo che sta alzando il livello di pressione sull’industria manifatturiera italiana. E adesso: “non ci sono più alibi” per aspettare». Tanto che Taisch esorta le imprese al “fare”: «E se non ora quando?» si chiede.

Industria 4.0, Energia, sostenibilità, Smart City, accesso alle materie prime

Ma non bisogna perdere di vista il quadro più generale e ricorda che se i megatrend economici spingono verso l’Industry 4.0 e l’innovazione, occorre non trascurare i grandi temi del clima, così come anche quelli legati all’accesso e alla disponibilità di materie prime e dell’energia e così pure quelli che vedono la crescita a dismisura di grandi megalopoli e che richiamano i temi delle smart city e di una rilettura più intelligente e più equilibrata della sostenibilità a livello di città.
L’Industria 4.0 non può essere “un mondo a parte“. E proprio anche per questo Taisch osserva che con l’Industria 4.0 si può pensare anche a una opportunità di ‪reshoring, di un riavvicinamento della produzione a luoghi e ai territori che ne hanno decretato l’ideazione e la progettazione. E si può parlare di una restituzione della manifattura al territorio.

«Non ci si deve limitare a leggere l’Industry 4.0 solo dal punto vista industriale, non c’è solo la Fabbrica 4.0 e non c’è solo l’Industria 4.0 intesa come una nuova Era del manifatturiero. Il più grande effetto della Rivoluzione Industria 4.0 è nella trasformazione dei dati in Materie Prime. E con questo tema si arriva al punto che pone il valore della conoscenza come vero asset dell’industry 4.0: «I dati – sottolinea Taisch – sono la vera ricchezza delle aziende. I dati andrebbero iscritti a bilancio. Con i dati e con i Big Data – prosegue -, si passa dall’Industria 4.0 all’Impresa 4.0, si arriva alla Supply Chain 4.0 e si può allungare lo sguardo, con un senso diverso, più ampio e più “completo”, ai grandi progetti delle Smart City e della Smart Mobility.

Digital Transformation con intelligenza: “Non bisogna digitalizzare lo spreco”

Ma l’altra faccia del fenomeno, quella che porta il vero valore aggiunto all’Industria 4.0 nei territori e nel sociale sta nelle persone e nei processi. L’Industria 4.0 va pilotata e va gestita nella sua quotidianità e per questo servono nuove competenze. Digitalizzare va bene ma, come sottolinea Taisch «Non bisogna digitalizzare lo spreco e per questo la Lean resta fondamentale». Sbaglia chi interpreta l’Industria 4.0 semplicemente come una nuova fase della “digitalizzazione” più estesa e più orientata all’integrazione. Il digitale deve essere accompagnato da un cambiamento culturale che deve investire tutta l’azienda.

Digitaliani: la formazione di Cisco Network Academy a più di 37mila studenti

Agostino Santoni, Amministratore Delegato Cisco, insiste a sua volta sul tema culturale e sul valore delle competenze come fattore determinante per il successo di un percorso Industria 4.0 in Italia. «Come Cisco abbiamo formato più di 37 mila studenti stati grazie alla Cisco Networking Academy – osserva -. E abbiamo vissuto questa sfida sulla diffusione della conoscenza come una grande occasione di formazione e per offrire nuove opportunità per entrare nel mondo del lavoro con professioni allineate alla richiesta di innovazione che arriva e cresce nel mercato». Una attenzione alla formazione che è entrata a far parte anche del grande progetto Digitaliani e che ha visto l’attivazione di accordi importanti a livello nazionale anche con il MIUR.  «Un altro grande passo per Cisco –  prosegue Santoni – è costituito dalla visione di una nuova forma di progettualità nell’alternanza scuola lavoro, per avvicinare sempre di più il mondo della scuola con il mondo delle imprese».
Santoni ha poi ripercorso le tappe di Digitaliani, a testimonianza dell’importanza della “italianità” per Cisco. «Con Digitaliani – ricorda Santoni –  abbiamo puntato su tre grandi pillar: Formazione, Mercati e Innovazione. Per la formazione – ha sottolineato – abbiamo voluto portare risorse e attenzione verso gli istituti tecnici, perché sono la linfa vitale che può portare nelle imprese la competenza vera che serve per “fare” l’industria 4.0, per creare quell’Operatore 4.0 che deve crescere e far crescere lo sviluppo dell’Industria 4.0 in Italia.
A livello di mercati la scelta di Cisco si è concentrata su «Industria 4.0 e Agrifood, ovvero due dei pilastri più importanti del Made in Italy. Con un approccio in cui «Cisco mette il proprio ecosistema di partnership a sostegno di quelle Start Up che possono aggiungere un “pezzo” importante di innovazione alla trasformazione digitale del nostro paese». E la conclusione del ragionamento di Santoni è che per la costruzione della Via Italiana all’industria 4.0 «Non c’è mai stato momento migliore per crescere Digitaliani».

Ma cosa si intende per Industria 4.0?

Michele Dalmazzoni, Responsabile Commerciale Mercato Collaboration & Industry 4.0 Cisco Italia propone una lettura improntata alla semplicità: «l’Industria 4.0 è rappresentata dall’impatto della digitalizzazione su tutta l’impresa, senza eccezioni. Una digitalizzazione che attiva e realizza una integrazione finalizzata al raggiungimento di chiari obiettivi di business, tra persone, oggetti e aziende. «L’industria 4.0 – prosegue – è e deve essere alla portata di tutte le imprese e non c’è tempo da perdere: tutte le opportunità per partire ci sono, e sono adesso».
Dalmazzoni osserva anche che con l’Industria 4.0 non affrontiamo più solo un tema di tecnologie e di prodotti, ma dobbiamo ragionare in termini di servizi e adottare un concetto di servitizzazione, sviluppando un passaggio da un offering di prodotti in forme tradizionali (vendita dei prodotti stessi) a forme innovative che mettono a disposizione lo stesso prodotto, ma in forma di servizio.

Anche per questa ragione Dalmazzoni sottolinea che Cisco nella sua strategia di approccio all’Industria 4.0 si pone come partner per la digitalizzazione delle imprese grazie alle competenze che sviluppa in forma di ecosistema con i propri partner e con le aziende stesse.

Verso l’Industria 4.0 con le Digital Roadmap

In particolare poi Dalmazzoni mette in evidenza che questo percorso si attiva con delle vere e proprie digital roadmap, che affrontano i temi della consulenza e della formazione, delle tecnologie più adeguate appunto con il coinvolgimento dei nostri partner tecnologici come i system integrator, con percorsi di open innovation e con l’ingaggio di start up. «Il nostro percorso con i clienti – precisa Dalmazzoni – lo viviamo anche con la creazione di una community di eccellenze nell’Industry 4.0, come appunto il Customer Club Industria 4.0 dove condividiamo best practice, esperienze, case history».

Best practices e case history di eccellenza per fare una Industria 4.0 Made in Italy

Il Customer Club Industria 4.0 è costituito da un gruppo di aziende che hanno intrapreso un percorso verso Industria 4.0 sviluppando delle vere e proprie eccellenze in settori diversi, con culture diverse e con “punti di accesso” all’Industria 4.0 altrettanto diversi tra loro, ma con un metodo che ha visto la definizione e la condivisione di una road map con Cisco e un confronto costruttivo sulle esperienze, sulle criticità e sui valori che nel Customer Club diventano best practices per accelerare i processi di chi sta affrontando le stesse tematiche, ma da un altro punto di partenza o con altri obiettivi.
Tutte le aziende sono accomunate dal disegno e dalla volontà di sperimentare e di portare al proprio interno e verso i clienti i benefici dell’Industry 4.0 e rappresentano un gruppo eterogeneo sia a livello di settori merceologici sia nelle dimensioni. Un gruppo che è però nello stesso tempo estremamente omogeneo nelle motivazioni e nella determinazione nell’affrontare l’Industria 4.0 ed è composto da realtà e da marchi come AIA che rappresenta e porta le esperienze dell’industria di trasformazione agroalimentare, come La Marzocco, nel mondo dell’Horeca e dell’ospitalità con l’innovazione nelle macchine per il caffé, come  Dallara Group, nella progettazione e nell’innovazione applicata al racing, alle competizioni e alla simulazione, come FCA Group, nell’automotive, come Fluid-O-Tech nella meccanica di precisione, come Inpeco Health nella automazione applicata al mondo del Pharma, come Marcegaglia nelle soluzioni per l’automazione di stabilimento e per la connected factory più sicure, o come 1177 – Calze Ileana nello sviluppo di nuove soluzioni per il mondo delle Vending machine.

Dalla Connected Factory alla Factory Collaboration

In queste realtà si stanno sviluppando progetti che si richiamano alla logica Industria 4.0, come la  connected factory, che è da leggere come è uno dei temi infrastrutturali che si estende a progettualità come la Smart Logistics, come le connected machine, come l’automazione di stabilimento o il ridisegno in chiave digitale della supply chain, per guadagnare in efficienza, per trovare nuove forme di sicurezza, per permettere nuove forme di collaborazione, per portare le imprese verso la Factory collaboration. In tutti i casi è sempre è un tema di competenze «perché senza le competenze giuste i progetti rimangono sulla carta e Cisco ha investito e sta investendo pesantemente per fare formazione a livello di sistema paese e far crescere nelle scuole quelle figure che possono corrispondere al profilo dell’Operatore 4.0 che serve all’Industria 4.0».

Il ruolo del manifatturiero

Ma da dove arriva questa spinta all’Industria 4.0 e come la si può e deve sostenere?Marco Taisch ricorda i fattori chiave che alzano il livello di attenzione verso all’Industry 4.0 nel nostro paese: L’Italia resta la seconda potenza in Europa nella manifattura, ma scende dal quarto posto del 1990 al settimo nel 2014, nella classifica del manifatturiero mondiale. «Occorre recuperare competitività e posizioni per tornare a competere con una industria tedesca che ha fatto della strategia dell’Industrie 4.0 una vera e propria sfida a livello nazionale. A questo segue il tema dell’Industry 4.0 come motore per lo sviluppo del sistema paese. E’ importante tornare a far crescere il peso dell’industria manifatturiera sul PIL che a fronte di una media mondiale del 18% vede l’Italia ferma al 15,4%, mentre paesi come la Germania superano ampiamente il 22%. Ed è importante dare questa spinta per quei benefici indiretti che si concretizzano in servizi, e secondo l’Istat il valore del PIL prodotto dalla manifattura genera una quota di PIL che si raddoppia nella forma di servizi direttamente legati all’output industriale.

Ma per mettere in moto questo “volano” è necessario che la grande impresa si attivi con un ruolo nuovo e più responsabile rispetto alla comunità delle imprese italiane. «L’Industria 4.0 è per tutti – tiene a sottolineare Taisch -, ma le grandi imprese possono svolgere un ruolo di motore, di incoraggiamento, di sperimentazione nei confronti delle aziende di filiera e nei confronti dei territori nei quali operano».

In altra parole le‪ grandi imprese devono guidare l’innovazione digitale per trascinare anche le piccole e se uno dei percorsi più efficaci per la digitalizzazione nel mondo della produzione passa da progetti pilota che consentono di ottimizzare gli investimenti, la grande industria ha la capacità di visione e i mezzi per far partire questi progetti e per portarli in produzione e in business».

Il rischio di digital divide a livello di Industria 4.0

Ma bisogna fare attenzione ed evitare il rischio di digital divide che con l’Industry 4.0 potrebbe investire non solo le persone ma le imprese stesse. Marco Taisch torna a sottolineare che è importante sostenere lo sviluppo dell’Industry 4.0 anche grazie alla formazione di Operatori 4.0 con un nuovo livello di conoscenza e di competenze sia all’interno delle imprese, sia nel sistema di relazioni tra le imprese. «Non si deve correre il rischio – osserva – di avere aziende che non sono in grado di dialogare con fornitori e clienti per ragioni di digital divide». Una competenza questa che deve estendersi anche ai temi della sicurezza: «Non si può fare Industria 4.0 senza una chiara strategia di Cybersecurity» E la Cybersecurity‪ è una priorità per fare Industria 4.0 perché digitalizzazione e integrazione significa anche “apertura” dei sistemi di produzione, significa aprire dei varchi verso mondo che sono da sempre chiusi e che hanno bisogno prima di tutto di essere protetti.

L’esperienza Industria 4.0 di Fluid-O-Tech

Diego Andreis, amministratore delegato di Fluid-O-Tech mette in evidenza l’importanza di fare innovazione in un modo diverso con team sempre più multidisciplinari ‪in grado di sviluppare nuove competenze e gestire nuove forme di relazioni con i fornitori e con i clienti. Per questo «più che soldi (che sono comunque molto importanti) le imprese hanno bisogno di competenze specifiche espressamente per le nuove attività che guidano l’Industria 4.0 e per gestire l’innovazione». Servono poi dei punti fissi, delle convinzioni forti e per questo Andreis tiene a precisa che «prima dell’efficienza viene la qualità» e anche per questa ragione Fluid-O-Tech è diventata una eccellenza nel mondo della ‪manifattura investendo sulle persone e sulle loro competenze. Non bisogna avere paura della introduzione della robotica e dell’automazione in fabbrica. Non è un rischio per la manodopera e per i posti di lavoro. Andreis ricorda che «con il nostro percorso di automatizzazione e robotizzazione non si è ridotta la manodopera, ma si è qualificato il personale e lo si è indirizzato verso attività meno ripetitive, meno pericolose e più qualificanti». La robotica non sostituisce le persone, ma certamente si apre uno scenario in cui è il lavoro che cambia. E per gestire questo cambiamento servono nuove competenze in tutte le imprese coinvolte. «Abbiamo tante ‪Pmi – ricorda Andreis – ma purtroppo ci sono ancora pochi campioni di ‪filiera. E’ importante far crescere quelle aziende che sanno poi trascinare le altre imprese nei percorsi di innovazione».

Start Up e Open Innovation per l’Industria 4.0

Con Enrico Mercadante, Responsabile Innovazione Cisco, ritorna il tema della formazione e delle competenze «Non c’è digital transformation senza innovazione ‪e per raggiungere questo obiettivo serve un ecosistema, come ha fatto Cisco, che ha dato vita a partnership basate sull’open innovation, con un grande lavoro sulle startup e con partner». Mercadante alza lo sguardo verso nuove forme di competitività, verso nuove opportunità che si presentano anche come nuovi rischi. «Le aziende devono essere consapevoli che il loro competitor del futuro arriverà probabilmente da altri mercati – osserva – ed è necessario allargare lo sguardo, aprire l’orizzonte anche a una lettura non convenzionale delle possibilità di sviluppo e di approccio ai mercati‪». Ma lo scenario nel quale ci troviamo non sempre sembra adeguato e consapevole a gestire questa sfida. Se si pensa che solo il 25% delle imprese si pone concretamente il tema della trasformazione digitale ai massimi livelli. Industria 4.0 vuol dire progettare e costruire una vera digitalizzazione delle ‪filiere affrontando temi di tecnologia, di ‪governance, di organizzazione e l’esempio che porta Mercadante è quello del progetto ‪FilieraSicura ‪nato per strutturare e gestire delle ‪supply chain totalmente integrate digitalizzate e sicure». ‪ ‪
Bisogna guardare avanti perché «Decidiamo oggi come saremo tra 10 anni» e su questa decisione pesa la capacità di leggere le imprese nei loro obiettivi di business naturalmente, ma anche il valore dei territori stessi che determinano lo sviluppo delle imprese, per la capacità di sostenerle nella crescita e nella diffusione delle competenze, per favorire lo sviluppo di partnership e collaborazioni sempre di più in una prospettiva multidisciplinare.

Leggi i servizi di Internet4Things ed EconomyUP dedicati a la Via Italiana all’industria 4.0

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